domenica 10 luglio 2011

...sempre più vicini all'orlo del precipizio...

Ancora una precisa analisi della situazione economica dal sito ControInFormazione. Rinvio al sito stesso per i commenti appropriatissimi di Gabriele Gruppo.

La finanza e le sue campane a morto


Ue: alla Grecia servono altri 85 mld euro per un nuovo piano – Ministro turismo: non venderemo le isole
L’Fmi ha finalmente concesso la quinta tranche di aiuti ad Atene, la prima sotto la direzione del nuovo direttore generale Christine Lagarde. Ora però si riapre la vicenda del secondo piano di aiuti alla Grecia, visto che il primo da solo non basta. Ma di quanto sarà questo secondo aiuto dove il governo del Cancelliere tedesco Angela Merkel vuole avere la partecipazione dei privati, fatto che si scontra con l’opposizione della Bce e delle agenzie di rating pronte a bocciare l’ipotesi come «selected default»?
Da giorni le banche private si sono riunite prima a Parigi e poi a Roma senza però trovare una soluzione, al punto che ormai si pensa di rinviare il tutto a settembre. Ma anche sulla dimensione del nuovo piano di aiuti non c’è accordo. Un recente rapporto di luglio della Commissione europea valuta in 172 miliardi le esigenze finanziarie complessive fino a metà 2014 della Grecia (quasi 127 miliardi a metà 2013), di cui 91,4 miliardi per rimborso di debito in scadenza e 38,3 miliardi per il deficit pubbblico). Dei 172 miliardi, 57 però saranno coperti dal piano attuale e 30 dalle privatizzazioni greche. Il totale da finanziare dunque sarebbe pari a 85 miliardi di euro (115 includendo le privatizzazioni). Una bella cifra di questi tempi di magra e di paesi periferici sotto attacco. Un tema che forse sarà al vaglio del prossimo consiglio dell’eurogruppo che a questo punto avrà qualche motivo in più per cercare di fermare l’effetto contagio.
Il sì alla quinta rata del Fmi è importante visto che non era affatto scontato: il Fondo può fare prestiti se nel corso dei dodici mesi successivi ha la certezza che il paese abbia fondi a sufficienza per ripagare il prestito. L’approvazione della nuova tranche del prestito ad Atene fa seguito all’imposizione di nuove misure di austerità e riforme strutturali per 28 miliardi di euro dal 2011 al 2015 e 50 miliardi nuove privatizzazioni, che Lagarde ha definito positive pur affermando che «devono essere accelerate».
Isole in vendita
Da segnalare infine che il ministro del Turismo greco Pavlos Geroulanos in un’intervista al quotidiano Sueddeutsche Zeitung ha escluso l’intenzione del Governo di «vendere isole» nel piano di privatizzazizone da 50 miliardi di euro. «Vogliamo sviluppare il nostro paese non venderlo», ha ribadidto il ministro ammettendo però che ci sono alcune isole greche appartenenti a privati in vendita.
fonte http://www.ilsole24ore.com/
PIIGS, stiamo arrivando

Italia sotto attacco speculativo, con dei numeri che fanno impressione. E che non trova nelle parole pronunciate tatticamente dall’ex numero uno di Bankitalia Mario Draghi un sollievo. Anzi. E questo è un segnale preoccupante, perché lo stesso draghi sta per sedersi alla presidenza della Bce, la banca centrale europea. Niccolò Mancini, trader a Milano e collaboratore di E il Mensile, guarda i numeri e li traduce per PeaceReporter.
Partiamo da parole ostiche ai più. Il differenziale fra i rendimenti dei titoli di stato italiani e tedeschi ha toccato un picco con quota 245 punti base. Traduciamo?
Guardando i numeri dal 3 giugno a oggi, cioè un periodo molto breve, il Btp a 10 anni ha perso il 5, 5 percento. Il Btp a 10 anni è quello della pensionata che vuole stare tranquilla sui suoi risparmi. Stiamo assistendo a un colpo pesantissimo. Stiamo perdendo terreno su tutti. Rispetto all’ indice tedesco registriamo una differenza – spread – fra le due Borse di venti punti percentuali a favore della Germania.
Il dato politico: in un Paese in cui l’ex numero uno della Banca centrale si appresta a diventare presidente della Banca centrale europea è paradossale che ci si trovi sotto attacco. L’ultima spallata l’ha data l’inchiesta P4 con il caso di Marco Milanese, che ha coinvolto anche il ministro Giulio Tremonti, l’unico referente, la figura meno discutibile di questo governo, l’uomo in cui hanno fiducia i mercati. E questo ha dato il via libera a una situazione che è già difficile dall’inizio di questa settimana che va sotto il titolo: attacco all’Italia. Ci sononvoci e rumors che ci annunciano un declassamento da parte di Moody’s
Chi attacca l’Italia?
La speculazione internazionale, identificabile in quattro o cinque grandi banche, come Goldman Sachs o Jp Morgan, legate a qualche hedge fund aggressivo L’Italia finisce con le spalle al muro.
I prezzi dei titoli di stato scendono e quindi si alza il rendimento, quindi lo stato deve pagare più interessi. Quello che sta succedendo oggi porta a far sì che una metà della manovra finanziaria che avrà effetto dal 2013, se ne è già andata in fumo. Questi sono numeri, non opinioni. L’aumento dei tassi fa diventare ininfluente la manovra che colpisce sempre i soliti noti.
Le agenzie di rating giocano sporco
Certo, ma il problema c’è fino a quando non ci sarà una regolamentazione delle agenzie di rating. Prendiamo il Portogallo. Declassato a spazzatura, ogni fondo che avesse avuto dei titoli di stato portoghesi era costretto, per regolamento, a venderli. Tranne la Bce, che ieri ha dato una svolta mai vista, accettando titoli portoghesi come garanzia. Una cosa mai vista. La Bce avrebbe dovuto, seguendo la normale procedura, rifiutare quei titoli e certificare il default del Portogallo. La nostra situazione si è incanalata su una strada che porterà la I italiana a entrare nei cosiddetti PIGS (Portogallo, Irlanda, Grecia, Spagna) trasformandoli in PIIGS.
Perché non c’è una regolamentazione delle agenzie di rating?
Tremonti nel 2008 durante la grande crisi delle banche, aveva detto che si doveva togliere lo strapotere alle agenzie del rating, che i derivati stavano tornando a una situazione pre 2008, dipingendo una situazione con chiarezza. È lì che sono intervenuti Usa e Gran Bretagna, che vivono anche grazie al rating e che hanno rapporti stretti con le stesse agenzie. È un problema di quei paesi che hanno sul proprio territorio le banche più aggressive, che riescono a bloccare la riforma e la regolamentazione del rating.
Se Moodys taglia e declassa l’Italia?
Allora lo Stato italiano pagherà più caro il proprio debito. Non si deve creare panico, il rischio non è immediato, ma è quello che porta al default: con i tassi di interesse che schizzano e uno Stato che deve emettere nuovi titoli e garantire rendimenti più elevati si dà il via a una spirale di questo tipo.
Riflessi politici?
I mercati stanno mandando a casa il governo. Possono riuscire a resistere a Casini, a Bersani, a Di Pietro, ma ai mercati non può resistere nemmeno Berlusconi, anche perché a differenza dei politici della Prima repubblica ha ancora aziende quotate in Borsa. Più tira la corda, più è costretto ad affrontare rischi.

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