Proprio nel momento in cui l'emergenza economico-finanziaria catalizzata l'attenzione di tutti, è bene ricordare anche che siamo in guerra.
Lo facciamo con un articolo di Michele Mendolicchio pubblicato sul quotidiano Rinascita di ieri.
Libia, morte e distruzione questo l’orgoglio italiano.
Sulla revisione delle missioni c’è pure una interrogazione dei finiani al ministro La Russa per conoscere gli effettivi tagli operati dal governo. Come si sa circa 2 mila degli oltre 9 mila militari presenti sui vari fronti entro l’anno torneranno a casa. I costi di queste missioni di guerra mascherate da portatori di pace e di democrazia sono alti e comportano una spesa annuale di oltre un miliardo e mezzo di euro. Le spese poi di questa ultima missione in Libia sono talmente alte e ingiustificabili che anche la Lega ne ha preso atto. Certo gli aut aut di Bossi e compagni servono a poco visto che poi alla fine si rimane nel governo. Non basta denunciare l’assurda guerra, bisogna poi dare seguito alla propria coerenza. E questa finora non c’è stata. Se si è contro queste sporche guerre neocolonialiste non si può stare in una maggioranza guerrafondaia. Poi se guardiamo nella sponda opposta c’è da rabbrividire, con il Pd in pole position assieme all’amico Napolitano. Ma di quale credibilità parlano? Forse bombardare una parte tribale per favorire l’altra è un fatto di credibilità? Che il capo dello Stato si vergogni per certe prese di posizione che non stanno in piedi se non nel servilismo e nella sopraffazione di queste coalizioni di guerrafondai. Nell’interrogazione del finiano Patarino al ministro della guerra La Russa si chiede “maggiore rispetto per il lavoro di tutti i nostri uomini e donne in uniforme impegnati nella difesa della pace nel mondo, senza delegittimare il compito di parte di essi per convenienze politiche del momento” e se non intenda “ristabilire il giusto riconoscimento anche dal punto di vista economico”.
Insomma si chiede all’ex colonnello di An di tornare sulle proprie decisioni, soprattutto in relazione alle spese relative alla missione libica tagliate di oltre il 50%. Nell’interrogazione dei finiani si fa riferimento anche al rientro della nave da guerra, Garibaldi. Vedremo cosa risponderà il ministro. Intanto La Russa ha pensato bene di festeggiare il suo compleanno a bordo della portaerei principe assieme ai marinai. In questa atmosfera di festa il ministro non poteva che lasciarsi andare in elogi eccessivi nei confronti della nostra Marina. E a proposito della Garibaldi ha detto: “il vostro lavoro, il vostro apporto alla missione è stato fondamentale in tutte le sue fasi: nella fase della no fly zone, in quella della flessibilità, che abbiamo autorizzato e che ha consentito raggiungere obiettivi che mettevano in pericolo le vite dei civili…”. E massacrare i militari lealisti al colonnello per favorire il golpe dei rivoltosi è forse un segnale di democrazia? Lasciamo perdere queste allucinazioni del ministro della guerra che oltretutto canta una fierezza di cui non ne avvertiamo il bisogno. Stiamo bombardando da oltre 4 mesi tutte le città tripolitane vicine a Gheddafi, senza riuscire a giustificare questa aggressione ad un Paese sovrano diviso in una guerra tribale. “E’ un motivo di orgoglio -ha concluso La Russa- che una eccellenza italiana come la nostra Marina e come il Garibaldi abbia avuto da parte di tutti gli alleati della Nato il riconoscimento della funzione assolutamente insostituibile che ha svolto per assicurare la possibilità di svolgere il ruolo che l’Onu ha assegnato alla Nato”. E qual è questo ruolo? Quello di portatori di morte e di sopraffazione non certo quello di pacificatori.
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