Siracusa: il monumento ai Caduti distrutto dai vandali
L’oltraggio delle scritte vandaliche sui nostri muri è spesso pari alla stupidità dei messaggi lasciati con lo spray. Quando poi a essere imbrattati sono i monumenti, si percepisce un chiaro senso di violenza. Il monumento ai caduti d’Africa di Siracusa è forse l’esempio più impressionante di una sconfitta del vivere civile. La struttura, solenne, articolata e retorica come molte costruzioni di epoca fascista, ricorda, con i nomi incisi sulla pietra, tutti i luoghi delle battaglie avvenute tra il 1935 e il 1936 durante la campagna italiana nel Corno d’Africa. Una serie di statue circondano il memoriale. Il monumento si trova in un posto splendido, in località Cappuccini: un piazzale a picco sul mare che sovrasta una falesia e si confronta in lontananza con l’isola di Ortigia. Una piazzola attorno invita la gente a sostare sui gradoni soprattutto al tramonto quando alla seduzione del panorama si aggiunge una fresca brezza. C’è anche un chiosco che induce a chiacchierare amabilmente sorseggiando una bibita.
Ed è proprio questo quadretto idilliaco che contrasta e diventa paradossale con lo scempio che affligge il monumento: messaggi d’amore come quelli che si trasmettono sulle tv locali, frasi goliardiche, disegni osceni: tutto copre la pietra fino a dove è stato possibile arrivare. E poi i danni: mattonelle scheggiate e divelte, alla statua del lavoratore avevano persino tolto il piccone e spezzandolo l’avevano gettato tra gli scogli. In passato il monumento è stato ripulito ma, come spesso avviene, i vandali si sono puntualmente ripresentati, indisturbati nella loro ottusa cretineria. Invece di contrastarli con nuove misure, sembra che l’amministrazione ora accetti la sconfitta: un’altra da aggiungere a quelle delle drammatiche spedizioni africane.
Ecco che il monumento diventa la metafora dell’ignoranza sul nostro passato, dell’insensibilità verso la bruttezza estetica, della rassegnazione verso l’arroganza. Un’agghiacciante normalità nella quale crescono i bambini che giocano attorno alla costruzione, arrampicandosi sulle statue, sotto gli occhi di genitori insensibili a ogni mancanza di decoro. Con buona pace del sacrificio dei nostri padri, del senso della Patria, dell’orgoglio di una nazione. Il monumento ai caduti d’Africa di Siracusa merita il candore garantito allo splendido Duomo barocco. Ripuliamolo, recintiamolo, proteggiamolo con le telecamere. In cima a quella falesia deve ergersi l’estremo sussulto di dignità, il simbolo di una riscossa civile che non può più tardare.
L’oltraggio delle scritte vandaliche sui nostri muri è spesso pari alla stupidità dei messaggi lasciati con lo spray. Quando poi a essere imbrattati sono i monumenti, si percepisce un chiaro senso di violenza. Il monumento ai caduti d’Africa di Siracusa è forse l’esempio più impressionante di una sconfitta del vivere civile. La struttura, solenne, articolata e retorica come molte costruzioni di epoca fascista, ricorda, con i nomi incisi sulla pietra, tutti i luoghi delle battaglie avvenute tra il 1935 e il 1936 durante la campagna italiana nel Corno d’Africa. Una serie di statue circondano il memoriale. Il monumento si trova in un posto splendido, in località Cappuccini: un piazzale a picco sul mare che sovrasta una falesia e si confronta in lontananza con l’isola di Ortigia. Una piazzola attorno invita la gente a sostare sui gradoni soprattutto al tramonto quando alla seduzione del panorama si aggiunge una fresca brezza. C’è anche un chiosco che induce a chiacchierare amabilmente sorseggiando una bibita.
Ed è proprio questo quadretto idilliaco che contrasta e diventa paradossale con lo scempio che affligge il monumento: messaggi d’amore come quelli che si trasmettono sulle tv locali, frasi goliardiche, disegni osceni: tutto copre la pietra fino a dove è stato possibile arrivare. E poi i danni: mattonelle scheggiate e divelte, alla statua del lavoratore avevano persino tolto il piccone e spezzandolo l’avevano gettato tra gli scogli. In passato il monumento è stato ripulito ma, come spesso avviene, i vandali si sono puntualmente ripresentati, indisturbati nella loro ottusa cretineria. Invece di contrastarli con nuove misure, sembra che l’amministrazione ora accetti la sconfitta: un’altra da aggiungere a quelle delle drammatiche spedizioni africane.
Ecco che il monumento diventa la metafora dell’ignoranza sul nostro passato, dell’insensibilità verso la bruttezza estetica, della rassegnazione verso l’arroganza. Un’agghiacciante normalità nella quale crescono i bambini che giocano attorno alla costruzione, arrampicandosi sulle statue, sotto gli occhi di genitori insensibili a ogni mancanza di decoro. Con buona pace del sacrificio dei nostri padri, del senso della Patria, dell’orgoglio di una nazione. Il monumento ai caduti d’Africa di Siracusa merita il candore garantito allo splendido Duomo barocco. Ripuliamolo, recintiamolo, proteggiamolo con le telecamere. In cima a quella falesia deve ergersi l’estremo sussulto di dignità, il simbolo di una riscossa civile che non può più tardare.
Ed è proprio questo quadretto idilliaco che contrasta e diventa paradossale con lo scempio che affligge il monumento: messaggi d’amore come quelli che si trasmettono sulle tv locali, frasi goliardiche, disegni osceni: tutto copre la pietra fino a dove è stato possibile arrivare. E poi i danni: mattonelle scheggiate e divelte, alla statua del lavoratore avevano persino tolto il piccone e spezzandolo l’avevano gettato tra gli scogli. In passato il monumento è stato ripulito ma, come spesso avviene, i vandali si sono puntualmente ripresentati, indisturbati nella loro ottusa cretineria. Invece di contrastarli con nuove misure, sembra che l’amministrazione ora accetti la sconfitta: un’altra da aggiungere a quelle delle drammatiche spedizioni africane.
Ecco che il monumento diventa la metafora dell’ignoranza sul nostro passato, dell’insensibilità verso la bruttezza estetica, della rassegnazione verso l’arroganza. Un’agghiacciante normalità nella quale crescono i bambini che giocano attorno alla costruzione, arrampicandosi sulle statue, sotto gli occhi di genitori insensibili a ogni mancanza di decoro. Con buona pace del sacrificio dei nostri padri, del senso della Patria, dell’orgoglio di una nazione. Il monumento ai caduti d’Africa di Siracusa merita il candore garantito allo splendido Duomo barocco. Ripuliamolo, recintiamolo, proteggiamolo con le telecamere. In cima a quella falesia deve ergersi l’estremo sussulto di dignità, il simbolo di una riscossa civile che non può più tardare.
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