sabato 29 dicembre 2012

SANTO SUBITO!

Nel blog abbiamo già più volte ironizzato sull'intangibile alleanza tra Mr Monti ed i sedicenti vertici di quella che qualcuno si ostina a definire "Chiesa Cattolica".
Credevo però che le ultime due "entrate a gamba tesa" in piena campagna elettorale (prima l'imbarazzante articolo sull'Osservatore Romano e poi le parole del Bagnasco) avrebbero suscitato reazione ben più forti della semplice ironia.
Devo invece ricredermi. I media preferiscono la prudenza... Mr Monti fa così tanta paura??
Persino il pirotecnico Libero si limita ad articolini di questo tenore:

Bagnasco sponsorizza Monti: "Sulla necessità di una politica nobile siamo tutti d'accordo"

Anche il presidente della Cei, dopo l'Osservatore Romano, scende in campo al fianco del Professore


Il Vaticano grida "forza Monti". La Chiesa è scesa in campo. Prima l'editoriale della vigilia dell'Osservatore Romano. Poi, oggi venerdì 28 dicembre, le parole del presidente della Cei, Angelo Bagnasco, che ha ribadito il suo appoggio alla candidatura del Professore. Tra soldi, Imu e affari, la Chiesa ha bisogno di Monti; in Finanziaria, oltretutto, i tecnici hanno favorito a livello economico proprio ambienti vicini allo stesso Bagnasco. E così - semplice chiudere il cerchio - la Santa Sede ha deciso di appoggiare Monti nella corsa a Palazzo Chigi.
Bagnasco ha colto l'occasione per interferire con la competizione elettorale nel corso di un incontro in Comune a Genova con il sindaco del capoluogo ligure, il rosso Marco Doria: "Sulla necessità di una politica nobile - ha spiegato il presidente della Cei -, penso che tutti siamo più che d'accordo". Quindi Bagnasco ha espresso l'auspicio che "chiunque è nella politica, soprattutto nelle prossime elezioni, faccia una politica alta per il bene del Paese". Parole che ricalcano quelle del commento dell'Osservatore Romano, che parlava proprio di "politica alta" riferendosi a Monti.

lunedì 24 dicembre 2012

Ma che ne sa Mr Monti della crisi?!

Dopo la sconcertante conferenza stampa di fine anno di Mr Monti (ma non avete anche voi l'impressione che sia telecomandato...?), lo scenario politico è così confuso che mi sembra utile tornare ai dati oggettivi.
Lo faccio con un commento, corretto ed equilibrato, all'ultimo Rapporto Censis, da sito www.eurasia-rivista.org:

L’ITALIA NELLA MORSA DELLA CRISI

Fabio Falchi


Il 46° Rapporto Censis (1) non lascia dubbi sulla gravità della situazione sociale del nostro Paese: drastico calo dei consumi, ricchezza finanziaria della famiglie dimezzata e milioni di italiani costretti a vendere beni mobili e immobili per garantirsi un tenore di vita decente. Nondimeno, nel giro di venti anni si è avuta una impressionante redistribuzione della ricchezza verso l’alto: il numero delle famiglie con una ricchezza netta superiore a 500.000 euro è passato dal 6% al 12,5%, mentre il ceto medio, che rappresenta il 60% della popolazione italiana, ha visto ridursi la sua quota di ricchezza dal 66,4% al 48,3%. Se si considerano poi il diffondersi del semianalfabetismo (meno di un italiano su due legge almeno un libro all’anno), il degrado del sistema educativo, l’aumento del tasso di disoccupazione, in specie giovanile, mentre migliaia di imprese falliscono, strette nella morsa di una crisi che spinge il nostro Paese verso il baratro della recessione, non è difficile rendersi conto che il Censis non esagera affermando che l’Italia sta affrontando un’autentica prova di sopravvivenza.
Inoltre, è palese anche il ruolo negativo svolto dalla maggior parte dei media nazionali se il 43%  degli italiani ritiene che politica e corruzione abbiano causato la crisi, benché gli stessi  ricercatori del Censis ammettano che la crisi non è ciclica e che vi è una perdita di sovranità, a tutti i livelli (politico, economico, sociale). Tanto che riconoscono che in Europa «nessuno è stato in grado di esercitare un’adeguata reattività decisionale. Nessun soggetto politico: Stato, partito, Parlamento; e nessun soggetto socio-economico: impresa, banca, sindacato, si è rivelato infatti più padrone della propria strategia d’azione, della propria operatività, del proprio stesso destino, tutti esautorati dall’impersonale potere dei mercati». Del resto, è pacifico che solo delle menti ottenebrate dal “Circo mediatico”, nazionale e internazionale, possono credere che i noti mali che affliggono da decenni il nostro Paese possano essere la principale causa di una crisi globale e strutturale che scuote fin dalle fondamenta tutto il mondo occidentale.
Ovviamente, non si deve sottovalutare il pericolo rappresentato dall’allargarsi della forbice tra politica e società – contro il quale giustamente il Censis mette in guardia, rilevando che le politiche di austerità non si saldano con i comportamenti dei soggetti sociali impegnati a difendere le loro condizioni di vita sempre più precarie e difficili. E tuttavia il richiamarsi alla “restanza del passato” (cioè alla restance, termine coniato da Jacques Derrida per significare contemporaneamente “resto” e “resistenza”), per valorizzare una “resistenza creativa” dei diversi soggetti sociali e sottolineare l’importanza di “essere altrimenti”, pare essere un sorta di “funambolismo verbale” che mira ad aggirare l’ostacolo di una analisi “disincantata” dei fattori geopolitici e geoeconomici che sono alla base dell’attuale crisi (dato che un’analisi di questo genere facilmente evidenzierebbe la necessità di un radicale mutamento di rotta rispetto a quella seguita dagli “eurotecnocrati” e decisa dai cosiddetti “mercati”).
D’altra parte, una volta riconosciuta l’importanza della questione della sovranità e del rapporto tra istituzioni politiche (nazionali e europee) e i “mercati”, è ben difficile negare che sia necessaria una ridefinizione politica della stessa Unione europea se non si vuole rimanere prigionieri della finanza mondialista. Peraltro, se il potere dei “mercati” è “impersonale”, non si può sostenere che sia completamente “anonimo” o completamente deterritorializzato, poiché non è affatto casuale che i centri di potere che controllano i “mercati” siano tutti atlantisti e “insediati” negli Stati Uniti. Né è casuale che i ricchi diventino più ricchi, né che questa crisi (che appunto non è affatto tale per i ceti occidentali più abbienti) venga “usata” dai tecnocrati europei per liquidare definitivamente il Welfare, approfittando proprio della corruzione e dell’inefficienza della politica. Insomma, come tante altre volte nel corso della storia del Novecento, si conferma che l’ “economico” è conflitto e che non c’è nessun metodo che consenta di fare gli interessi di tutti i Paesi e di tutti i ceti sociali indipendentemente da una idea di giustizia sociale e da un orizzonte di senso (liberamente) condiviso dai membri di un comunità, sia essa internazionale o nazionale.
In questo senso, se oggi sono i “mercati” a decidere, sono i “mercati” a fare politica e di conseguenza a favorire determinati soggetti geopolitici e determinati gruppi sociali. Pretendere quindi che gli interessi dei “mercati” siano gli interessi dei popoli o tutelino il bene comune, significa avallare, se ne sia consapevoli o no, una certa politica, o meglio una politica mistificata e mistificante. Ovverosia, in questa fase storica, una politica che non solo presuppone la liberalizzazione dei movimenti capitali, voluta dalla Thatcher e da Reagan, ma pure che i soggetti politici istituzionali (governi, parlamenti, partiti, movimenti) eseguano le direttive di alcuni centri di potere, che si configurano sì come poteri internazionali, ma al tempo stesso come poteri che veicolano, senza eccezione, una volontà di potenza atlantista. Sicché, non si può negare che la relazione tra politica e società venga a dipendere, di fatto, da quella tra la politica e i “mercati”.
Ed è questa relazione allora che dovrebbe essere ridefinita, anche per promuovere una politica meno corrotta e più efficiente. Vale a dire che è decisivo comprendere che si tratta di una relazione che è espressione di rapporti di forza geopolitici che si stanno ristrutturando non solo in funzione  del declino relativo degli Stati Uniti, ma pure secondo quella “geopolitica del caos” che, anche per contrastare tale declino, ha reso possibile la creazione di una gigantesca bolla finanziaria. Il che mostra pure la miopia strategica della Germania e della stessa Francia, in quanto sembrano cercare di trarre il massimo profitto da questa situazione senza mirare ad alcuna emancipazione geopolitica del continente europeo, mentre il nostro Paese (e naturalmente non solo il nostro) sta per precipitare nel “vuoto” che negli ultimi due decenni si è generato tra l’economia reale e la finanza. Un “vuoto” che potrebbe invece essere colmato da una politica che si preoccupasse degli interessi dei popoli europei, anziché di quelli dell’oligarchia mondialista, liberandosi di ((pseudo)governi tecnici e “sganciando” gli Stati dai “mercati”, senza badare all’accusa di populismo (un’accusa sciocca e superficiale, che mira a colpire chiunque tenti di opporsi ai “mercati”). Un compito indubbiamente non facile, ma non impossibile, a patto che ci si renda conto che le sfide attuali si devono affrontare sia a livello nazionale che a livello europeo, promuovendo un nuovo paradigma geopolitico, imperniato sulla innovazione strategica e sulla collaborazione dell’Europa con le potenze emergenti.

giovedì 20 dicembre 2012

L'ultimo potere: ci salverà la Magistratura??

E perchè no?! Forse è la carta a sorpresa che potrebbe sparigliare i giochi dei burattinai!
Per il momento, dopo Trani, Milano.
Dal sito fanpage.it:

Sentenza storica del Tribunale di Milano. Quattro banche estere - Deutsche Bank, Depfa Bank, Ubs e Jp Morgan - sono state condannate dal giudice di Milano Oscar Magi per truffa aggravata per oltre 100 milioni di euro ai danni del Comune di Milano, in relazione a operazioni su contratti derivati fatte con le giunte di centrodestra guidate da Moratti e Albertini. La confisca ammonta complessivamente a 87 milioni di euro; per ogni banca c'è anche una sanzione da un milione di euro. Il giudice della IV Sezione Penale di Milano ha accolto in pieno l'impianto accusatorio del procuratore aggiunto, riconoscendo la responsabilità dei quattro istituti di credito che erano imputati in base alla legge 231 del 2001 sulla responsabilità amministrativa degli enti. L'unico precedente giuridico riguarda una sentenza amministrativa pronunciata in Inghilterra negli anni Novanta, che invitava i Comuni a non sottoscrivere contratti derivati con le banche.
LE PENE - Il giudice, oltre a dichiarare le 4 banche responsabili per la legge 231 del 2001, ha condannato nove persone fisiche, tra manager ed ex degli istituti di credito, a pene comprese tra i sei mesi e gli otto mesi e 15 giorni. In particolare Antonio Creanza e Marco Santarcangelo, il primo di JP Morgan, il secondo di Depfa, sono stati condannati a otto mesi e quindici giorni, mentre Tommaso Zibordi (Deutsche Bank) a 7 mesi e 15 giorni. Gaetano Bassolino (Ubs), figlio dell'ex governatore della Campania, è stato condannato a 7 mesi, mentre Carlo Arosio (Deutsche Bank), William Marrone (Depfa), Fulvio Molvetti (JP Morgan) e Matteo Stassano (Ubs) sono stati condannati a sei mesi e 15 giorni. Infine, Alessandro Foti (JP Morgan) ha ricevuto una condanna di 6 mesi. Tutte le condanne sono con sospensione della pena, con il riconoscimento delle attenuanti generiche e comportano l'incapacità di contrattare per un anno con la pubblica amministrazione. Assolti invece, come richiesto dal pm, Giorgio Porta, ex City Manager del Comune di Milano, Mario Mauri, ex consulente del Comune, Simone Rondelli (JP Morgan) e Francesco Rossi Ferrini (JP Morgan).
ROBLEDO - «Si tratta di una sentenza storica, la prima nel mondo ad affermare il principio che deve esserci trasparenza per esserci affidabilità. Ci sono centinaia di enti pubblici in Italia in questa situazione e finora con l'eccezione di un Comune del Trentino nessuno in casi del genere era stato mai assistito da un esperto di matematica finanziaria», è il commento del pm Alfredo Robledo, che si dice soddisfatto perché il giudice ha sposato la sua tesi: «Le banche hanno raggirato il Comune. Di più: dalle banche c'è stata un'aggressione alla comunità per l'opacità assoluta dell'operazione. E, alla fine, Palazzo Marino ha fatto una cosa folle, si è fatto irretire».

sabato 15 dicembre 2012

Napolitano garante... dei bancheri.

Semplici e condivisibili riflessioni di Vincenzo Mannello sulle ultime infauste esternazioni del Garante dei Banchieri.

Napolitano e l'immutabilità dell'essere.
No, no..., non è alla filosofia che mi riferisco, non è cosa per me. È, invece,
l'ultima delle esternazioni presidenziali quella cui faccio riferimento. Alla
stampa estera, per precisione. Nota per la totale parzialità delle posizioni
che rappresenta e per la faziosità con cui tratta l'Italia e gli italiani.
Quelli, ovviamente, che non siano asserviti ai padroni (anche degli stessi
media) economici, politici e pure religiosi che dominano l'Occidente e
l'Europa in particolare. Ecco quindi la "rassicurazione" sul fatto che
chiunque andrà al governo, non verranno modificati gli impegni sottoscritti
con l'Unione Europea. Caspita, come fa il vegliardo napoletano ad essere così
sicuro?
Sa già che, in caso di vittoria della sinistra, Bersani proseguirà il cammino
della Trilateral, della Goldman Sachs, del Bilderberg ed affini? Soprattutto
ha pure avuto la garanzia che si trasformeranno in esattori di banche
banchieri e finanzieri vari pure Vendola e la galassia dei centri sociali
delle associazioni e dei sindacati già comunisti ? Sembrerebbe proprio di sì.
Tranne che....sappia già oggi quel che molti vediamo come un pericolo
incombente. Monti guiderà il prossimo esecutivo, non importa come e con chi.
Magari con Berlusconi. In ogni caso le parole del Capo dello Stato hanno un
solo chiaro significato: italiani,votate come volete. Tanto, quel che
eleggerete come governo, non potrà proprio decidere niente!
I giochi sono già fatti, garantisco io.
All'Europa, all'Onu, alla Nato (non sono mancati neppure i riferimenti agli
indissolubili impegni internazionali) possono stare tranquilli. L'Italia
continuerà a servire devotamente Obama, gli Usa e la finanza mondiale. Finché
morte non ci separi.

venerdì 14 dicembre 2012

Perchè si vota così presto?

Perchè si vota così presto?
Il (sedicente) governo è in carica ed è sempre più intoccabile... La sfiducia del Pdl si è rivelata uno scherzo... Non vi è alcun motivo tecnico per anticipare il voto. E allora, perchè è stato anticipato?
Forse perchè così preferiscono i partiti?
Questo appello fa sorgere qualche sospetto:

Noi sottoscritti Magdi Cristiano Allam, Presidente Nazionale di Io amo l'Italia; Francesco Storace, Segretario Nazionale de La Destra; Roberto Fiore, Segretario Nazionale di Forza Nuova; Francesco Venerando Mantegna, Coordinatore Nazionale de La Nuova Italia; Elvio Covino, Presidente Nazionale di Società e Famiglia; Paolo Deotto, Direttore di Riscossa Cristiana
denunciamo che a causa dell'anticipo delle elezioni nazionali al febbraio 2013, il restringimento a circa 30 giorni del termine di legge di 180 giorni per la raccolta delle firme a sostegno delle candidature (v. art. 14, comma 3, della L. 53/1990 - come sostituito dall'art. 1 L. 28 aprile 1998, n. 130 ed ulteriormente modificato dall'art. 4, comma 2, L. 30 aprile 1999, n. 120) rappresenta un atto eversivo che comporta una enorme discriminazione a vantaggio dei partiti politici già costituiti in gruppi parlamentari, che non sono gravati da tale onere, ed impedendo di fatto ai nuovi movimenti, rappresentativi della voglia di cambiamento, di presentarsi al giudizio degli elettori;
chiediamo perciò alle Istituzioni, ed in particolare al Presidente della Repubblica nella sua qualità di garante della Costituzione, che sia garantito il fondamentale diritto di tutti i cittadini di associarsi in partiti per concorrere alla determinazione della politica nazionale, a norma dell'art. 49 della Carta;
diamo appuntamento a tutti gli italiani che vogliono ribellarsi allo strapotere della partitocrazia a Roma, in piazza Montecitorio, davanti alla Camera dei Deputati, venerdì 14 dicembre ore 15:00 per far sentire la loro voce e manifestare per il ristabilimento del diritto e della democrazia in Italia.

giovedì 13 dicembre 2012

Mr Monti sfiduciato? No! E' stato uno scherzo!

Ammetto che c'ero cascato. Avevo creduto che (se non proprio la revoca, diciamo almeno) la"sospensione" dell'appoggio del Pdl a Mr Monti fosse reale. Avevo creduto che veramente gli dei avessero portato lo scompiglio nel campo dei nemici del popolo. 
Invece no, è stato solo uno scherzo.
Il tradimento perpetrato dai due maggiori partiti italiani, Pdl e Pd, prosegue come prima.
Dal sito www.repubblica.it:

Berlusconi insiste: "Monti si candidi a premier"

lunedì 10 dicembre 2012

L'ira funesta degli amici del maggiordomo.

Ora è la volta del sig. Bagnasco Angelo, sedicente cardinale, a vomitare rabbia per lo sgambetto al maggiordomo.
Da sempre esplicitamente in primissima linea, insieme ad un altro sedicente cardinale (il sig. Ratzinger Giuseppe), in difesa dei poteri bancari, il tuttologo della Cei non esita a spiegarci che cosa è bene per noi. Perchè lui ha le idee chiare, molto chiare.
Dal sito www.rainews24.rai.it:

"Non si possono mandare in malora i sacrifici di un anno". Lo afferma in una intervista al Corriere della Sera il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, esprimendo la sua preoccupazione "più grande" per "la tenuta del nostro Paese e la coesione sociale" e sottolineando che "cio' che lascia sbigottiti è l'irresponsabilità di chi pensa a sistemarsi mentre la casa brucia", confermando l'incapacità che i partiti hanno avuto "per troppo tempo di pervenire a decisioni difficili e a parlare il linguaggio della franchezza e non quello della facile demagogia".
 Ora, aggiunge il presule, "il vento gelido dell'antipolitica, comunque si esprima, non va sottovalutato". Un anno fa, spiega l'arcivescovo di Genova, "il problema era mettere in sicurezza l'Italia in una crisi di sistema a lungo sottovalutata e di fronte a una classe politica incapace di riforme effettive.
 Il governo tecnico ha messo al riparo da capitolazioni umilianti e altamente rischiose". E oggi, che bisogna "continuare a concentrarsi sui problemi prioritari dell'economia, sul modo di affrontare la drammatica questione del lavoro e sulla lotta alla corruzione", "sarebbe un errore non avvalersi di chi, come il premier, ha contribuito in modo rigoroso e competente alla credibilità del nostro Paese". La scelta delle dimissioni, per il presidente dei vescovi italiani, "era una decisione forse inevitabile. Piuttosto di galleggiare è meglio un atto coraggioso".
Quanto è avvenuto, ragiona il cardinale Bagnasco, è la dimostrazione che la crisi non è solo economica e sociale ma anche "culturale e morale": "Per troppo tempi i partiti non sono stati in grado di pervenire a decisioni difficili e a parlare il linguaggio della franchezza e non quello della facile demagogia".
La decisione di Monti di dimettersi? "Nello specifico - osserva Bagnasco -, piuttosto che galleggiare è meglio un atto coraggioso. Era una decisione, forse, inevitabile" ma "i grandi sacrifici che sono stati richiesti hanno il diritto di vedere frutti concreti oltre ad avere permesso di non cadere nel baratro del fallimento del sistema-Paese.
Inoltre è saggio tenere in seria considerazione l'autorevolezza che l'Italia ha acquisito in campo europeo e internazionale". Ma, avverte Bagnasco, "sarebbe un errore in futuro non avvalersi di chi ha contribuito in modo rigoroso e competente alla credibilità del nostro paese in ambito europeo e internazionale evitando di scivolare in situazioni irreparabili".

domenica 9 dicembre 2012

Il maggiordomo e lo spiritello maligno.

Quello spiritello maligno del Berlusca fa lo sgambetto al maggiordomo, ed i banchieri passano alle minacce esplicite. Dal sito www.repubblica.it di pochi minuti fa:

L'Europa infuriata per la crisi italiana.
Schulz: Berlusconi minaccia stabilità Ue.
Il presidente del Parlamento europeo attacca il Cavaliere. E uno dei membri tedeschi della Bce lancia un monito all'Italia: "Chiunque governerà dopo le elezioni, dovrà proseguire sulla strada di Monti".

Strano che non minaccino anche di dichiararci guerra. Beh, ci starebbe, no??
Nel frattempo l'Uomo del Colle esce allo scoperto e dice chiaramente da chi prende ordini. Ancora dal sito www.repubblica.it:

Napolitano: "Vedremo risposta dei mercati".

Certo, dei mercati. Non del popolo "sovrano" o del Parlamento. Del tutto coerente per un uomo che disprezza sommamente la democrazia.
Beh, Silvio, grazie. Non credo che riuscirò a votarti, e non credo che questo gesto rialzi le sorti elettorali del Pdl. Ma, per quel che può contare, da oggi mi sei un po' meno antipatico.

venerdì 7 dicembre 2012

L'inesistente piano di Mr Monti

In attesa di sapere se veramente Sant'Ambrogio ci farà il miracolo di liberarci di Monti (mah... sembra troppo bello per essere vero...), rimango in tema proponendo un articolo, gustoso e drammaticamente realistico, dal sito Come Don Chisciotte:

L'inesistente piano per la ripresa di Mario Monti
di Antonio Miclavez  

Se andate al sito di Aljazeera, ascoltate l'intervista con Monti che si intitola: "Mario Monti: Italy is done with austerity" (video all'interno dell'articolo) che potrebbe significare o che l'Italia ha finito con l'Austerità, o piuttosto che l'Italia è finita a causa dell'austerità. Purtroppo la risposta giusta è la seconda. Ascoltare i primi 5 minuti dell'intervista. Il giornalista chiede a Monti che era andato a batter cassa nel Golfo: "Lei chiede che noi investiamo in un'Italia dal futuro roseo, ma adesso che ha creato l'austerity, è calato il denaro in circolazione, la gente è disoccupata... come farà a rilanciare l'economia? Qual'è il piano di rilancio dell'economia italiana?" Ed ecco come risponde un vero gentleman: " In quanto la ripresa prevedeva il primo periodo di austerity, l' austerity è parte integrante della ripresa e quindi l' austerity è LA ripresa !!"
Incorniciatevela nella toilette per momenti di stipsi grave; leggerla può aiutare. In pratica, Monti NON HA RISPOSTO, e così facendo ha risposto che il piano di ripresa non ce l'ha, altrimenti lo avrebbe esposto. Monti è un vero professionista della non comunicazione; se gli chiedessero come mai la Commissione Europea in cui aveva avuto un ruolo dirigenziale dal 1999 ha dovuto chiudere per ammanchi di cassa di 7.000 miliardi, se gli chiedessero dove sono spariti quei soldi dirà: ma volevamo rimetterli in circolazione!
Andate su Wikipedia e cercate "Santer Commission", vedete i 7.000 miliardi spariti; una commissione sulla commissione Santer, mandata a chiarire gli ammanchi , scrisse a un certo punto disperata a causa dei muri di gomma che si trovava di fronte: "It was becoming increasingly difficult to find anyone who had the slightest sense of responsibility." E così la fecero chiudere. Per proseguire con le indagini che però non ci furono, poiché arrivò Prodi a chiudere la vicenda in silenzio. "In response to the report, PES withdrew their support from the Commission[8] and joined the other groups stating that unless the Commission resigned of its own accord, it would be forced to do so.[11] So, on the night of March 15, Santer announced the mass resignation of his Commission." Ma mandare a casa i membri della Santer non era cosa facile: e giù tutto l'iter burocratico per cui i membri spendaccioni della commissione potevano esser richiamati solo dagli Stati che li avevano mandati a "lavorare"; gli Stati si rifiutavano di farli rientrare, così .... la Commissione fu forzata a sciogliersi, e i 7000 miliardi non si sa dove siano finiti. Responsabile: nessuno. Mario Monti commentò che la commissione si sciolse per colpa di qualcuno che non voleva assumersi le proprie colpe, ma pare che questa fosse la tesi anche degli altri componenti dell'allegro gruppo. Allegherei il fascicolo sulla Commissione Santers che fu pubblicato dopo 8 mesi di indagini, ma mi pare che non si possano fare allegati; non è stato facile trovarlo; lo danno sparito da più siti, ma se cercate lo trovate.
Guardate che bel titolo: "Allegations regarding Fraud, Mismanagment and nepotism in the European Commission". E si commenta in fondo nelle conclusioni "nessun membro poteva essere all'oscuro di ciò che è accaduto". E quindi neanche il Prof. Monti. Oddio, finché metto al posto della mia segretaria mia cugina, che magari è gnocca, chi se ne frega, ma SPARIRONO 7.000 MILIARDI di lire !!!!! Così come stanno sparendo i beni degli italiani e dell'Italia; Monti sa come si fa; dopotutto alla Bocconi sono i maghi della finanza creativa. Ma a parte qualche fatto passato non molto chiaro, MONTI NON HA IL PIANO DI RIPRESA !!!!!
L'unico piano di ripresa è l'Austerity in quanto, lo ha detto in tv nel filmato sopra, "L'austerity è LA ripresa". Se invece vogliamo la ripresa vera, cacciamo questi sicari della finanza, nazionalizziamo le banche, ricusiamo il debito pubblico. O congeliamolo per 5 anni a interessi zero, poi si vedrà. Magari altri 5 o 10 anni, finché non ci siamo ripresi. Se il piano di ripresa lo avesse, Monti lo avrebbe detto, ma con la gente a le aziende a terra come cazzo la si fa la ripresa adesso? Dai Prof Monti, Lei che ha studiato ci dica come si fa adesso che ci ha distrutti per benino. Ma forse parlava di ripresa bancaria, e allor tutto diventa chiaro. L'avevo sempre sospettato, ma c'è qualcuno che crede ancora ai giornali.
Come il mio amico carissimo ing Sandro Turello di Trieste che dice che Monti ha migliorato l'immagine dell'Italia: ha migliorato l'immagine agli occhi degli speculatori di borsa, del Wall Street Journal, dei banchieri che vedono ancora grasse vacche da mungere. Ma l'immagine vera dell'Italia ce la facciamo con il Parmigiano che viene solo da noi, con la burrata pugliese che a NY costa un occhio della testa, con i vestiti di marca, con le musiche di Morricone, con Fellini... Insomma, col made in Italy. Il resto è foffa, truffa, fumo. Abbasso le banche, viva l'economia.
E come diceva Cicerone alla fine di ogni discorso, anche noi dovremmo chiudere ogni email con: "Ceterum censeo Bancam delenda est". Ovvero, finchè non è distrutto questo sistema bancario (e il sud america ci dimostra che è fattibile), non ne usciamo vivi.

ps dimenticavo: magari qualcuno sa il piano di ripresa di Monti ??? Per piacere ce lo dica.....

giovedì 6 dicembre 2012

Strane censure su Goldman Sachs...

Strane censure.
Dal sito finance.yahoo.com:

Vietato porsi domande sulla Goldman Sachs e le sue mosse che vuotano i nostri portafogli

La notizia è di qualche giorno fa e desta preoccupazioni: il Tribunale dell'Unione europea ha dato ragione alla Banca Centrale Europea che si era opposta alla divulgazione di alcuni documenti ad un giornalista di Bloomberg sulla situazione economica della Grecia.
Il motivo adottato dalla Corte di Giustizia è stato il seguente: il diritto di accesso alle informazioni concernenti la Bce "non può minare la tutela dell’interesse pubblico della politica economica dell’Ue e della Grecia".
Il fatto risale ad agosto 2010, quando Gabi Thesing, giornalista del quotidiano economico, chiese alla Bce l'accesso a due documenti: "Impatto su deficit e debito pubblici degli swap negoziati fuori borsa. Il caso della Grecia" e "Operazione Titlos e la possibile esistenza di operazioni analoghe con impatto sui livelli di debito e deficit pubblici della zona euro".
La possibilità di consultare tali files venne negata alla giornalista per garantire la tutela dell'interesse pubblico sulla politica economica europea e greca. Una motivazione che non convinse la giornalista, decisa ad impugnare il ricorso davanti la Corte Europea di Giustizia.
E qualche giorno fa il responso che ha respinto il ricorso della cronista, ricordando come in quell'anno i mercati finanziari europei vertevano in una difficile e vulnerabile situazione proprio a causa del rischio default greco. La Bce, secondo il Tribunale, può quindi rifiutare l'accesso a un documento, quando "la sua divulgazione arrechi in particolare pregiudizio alla tutela dell'interesse pubblico", nonostante la premessa che "qualsiasi cittadino dell'Unione e qualsiasi persona fisica o giuridica che risieda o abbia la sede sociale in uno Stato membro ha un diritto d'accesso ai documenti della Banca Centrale europea".
Secondo il Guardian, questa storica sentenza nega ai contribuenti europei il diritto di sapere se i funzionari dell'Ue erano a conoscenza di irregolarità nei conti nazionali della Grecia prima del 2009, "costringendoli" oggi a pagare il conto per il salvataggio di Atene.
Una situazione che secondo Georg Erber, specialista di regolamentazione dei mercati finanziari presso il German Institute for Economic Research, era già nota da tempo: "I tribunali modificano i regolamenti per legalizzare le politiche delle istituzioni europee e contribuire a garantirne stabilità. Tutto ciò  - continua - rivela implicitamente che l'Unione europea era ben informata di quanto stava accadendo e non ha preso provvedimenti per evitare la crisi".
Secondo Erber, ma anche secondo Bloomberg, la Bce è quindi in possesso di alcuni documenti legati alle transizioni del 2001 che con l'appoggio di Goldman Sachs e di altre banche hanno nascosto fino al 2010 la reale portata del debito greco.
In particolare, la situazione degli swap fuori mercato che avrebbero permesso al Paese di aumentare il debito di 5,3 miliardi di euro, di cui 2,8 miliardi presi in prestito nel 2001 proprio da Goldman Sachs.