venerdì 26 agosto 2011

Segnalazione convegno.

Per chi può, un appuntamento da non perdere, non fosse altro anche solo per "ripulire" i nostri pensieri dai condizionamenti prodotti da tutte le balle che ci stanno raccontando.

“Dopo le rivolte arabe: il nuovo Mediterraneo”: il 17 settembre a Brescia

Si terrà sabato 17 settembre 2011 (ore 15.30) a Brescia, presso l’Aula Magna dell’Istituto Tecnico Statale per Geometri “Nicolò Tartaglia” di Via Guglielmo Oberdan 12/e, la conferenza “Dopo le rivolte arabe: il nuovo Mediterraneo”. 
Interverranno come relatori: Tiberio Graziani (presidente dell’IsAG e direttore di “Eurasia”), Daniele Scalea (segretario scientifico dell’IsAG e redattore di “Eurasia”, co-autore di Capire le rivolte arabe), Aldo Braccio (redattore di “Eurasia”, autore di Turchia, ponte d’Eurasia) e Stefano Vernole (redattore di “Eurasia”).
L’organizzazione è a cura dell’associazione “Nuove Idee” e dell’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG).
L’evento rientra nel Ciclo 2011-2012 dei Seminari di Eurasia.

RaiNews24 e il giornalismo spazzatura.

Dopo tanto parlare di economia, torniamo a temi più appropriati per il blog. Lo facciamo postando un articolo pubblicato sul sito DALLAPARTEDELTORTO, dedicato alla qualità dell'informazione su cui dovremmo formarci i nostri... liberi convincimenti...

  Guerra di Libia: anche Rainews 24 ha diffuso le bugie di guerra
In queste settimane e in queste ore potremmo conteggiare tutte le bugie di guerra che sono state diffuse. Decine e decine. Sarebbe stato un onore per voi non diffonderne neppure una avvertendo il telespettatore qual era la fonte, se era indipendente o di parte e se era stata verificata da voi oppure no. E invece...
22 agosto 2011 - Alessandro Marescotti (presidente di PeaceLink)

Caro Corradino Mineo, cari amici di Rainews,
oggi ho seguito con grande sorpresa e profondo sgomento il servizio di mezz'ora mandato oggi in onda su Rainews 24 dalle 13.30 alle 14. E' stato un servizio non di informazione ma di manipolazione dell'informazione. Una cosa deprimente per la professionalità per la quale invece vi ho sempre apprezzato e considerato preziosi nel disastrato panorama informativo nazionale.
Su Rainews poco fa è stato infatti
- nascosto il ruolo dei bombardamenti della Nato (presentando i ribelli che liberavano la Libia da soli e  festanti, per acclamazione popolare);
- alterato il senso della rosoluzione n.1973 dell'Onu che non prevedeva l'appoggio militare della Nato agli insorti (come è stato detto);
- mai citato l'attacco della Nato alla TV libica, per la quale ha protestato l'Unesco (almeno quello lo potevate dire...); Tv libica bombardata dalla Nato,
Fonte: http://www.julienews.it/notizia/dal-mondo/libia-nuovi-raid--bombardata-la-sede-della-tv-di-stato/79055_dal-mondo_1_1.html
- taciuto il massacro in corso a Tripoli (non vi interessa il conteggio dei morti adesso o la vittoria non deve avere prezzo?), mostrando solo folle festanti (senza chiedersi se in questo momento non sia proprio il caso di applicare il cessate il fuoco previsto dalla risoluzione Onu);
- presentato prevalentemente il punto di vista filo-Nato, lasciando alle immagini di Chavez (la foglia di fico per poi dire che si è stati pluralisti!) un'esigua quantità di tempo per poi ritornare a sottotitolazioni che non avevano valore informativo ma eminentemente persuasivo e che erano agganciate proprio allo scopo di "ridicolizzare" Chavez.
Ma soprattutto non è stato detto quali sono le fonti informative attendibili, le VOSTRE fonti; dato che i giornalisti a Tripoli sono asseragliati nei sotterranei degli hotel chi è che da le notizie, chi le filtra e chi le verifica?
E' fin troppo facile: la Nato.
Escluderei che i ribelli sappiano manipolare l'informazione così bene.
Il compito di un giornalista è quello di avvisare circa il potere di manipolazione dell'informazione.
Come nel De Bello Gallico la fonte era Cesare, adesso l'unico mass media in grado di controllare e filtrare le notizie, fino a intossicare le vostre, è il vincitore. Perché nessuno in TV spiega come mai Aljazeera ha talmente manipolato le informazioni nel caso libico, fino a diventare una fonte inattendibile per chi si occupa di informazione in modo professionale?
In queste settimane e in queste ore potremmo conteggiare tutte le bugie di guerra che sono state diffuse. Decine e decine. Sarebbe un facile esercizio conteggiarle una per una anche per uno studente appena iscritto ad una scuola di giornalismo. Sarebbe stato un onore per voi non diffonderne neppure una avvertendo il telespettatore - con una scritta in sovraimpressione così come fece la Cnn durante la prima Guerra del Golfo - qual era la fonte, se era indipendente o di parte e se era stata verificata da voi oppure no.
Quando un'informazione non è verificata dovrebbe essere un dovere avvisare il telespettatore.
Come si può verificare un'informazione non verificabile?
Avete purtroppo offerto un servizio "come gli altri", inquinato dalle bugie di guerra (e lo sapevate!). Avete servito la propaganda di guerra che ha lo scopo di creare un consenso dell'opinione pubblica attorno alla guerra stessa.
Spetta alla Nato convincere l'opinione pubblica che una guerra iniziata per rompere un assedio ed evitare un bagno di sangue (così almeno si è detto) sia giusto concluderla con un altro assedio e con un altro bagno di sangue.  E' un'impresa ardua e i comunicatori della Nato ci lavorano con indubbia professionalità.
Ma perché lo deve fare anche Rainews sfruttando una credibilità che molti reputano al di sopra di ogni sospetto?
La VOSTRA professionalità e la vostra missione dovrebbe essere quella di instillare il dubbio, di creare il pluralismo, di consentire al telespettatore di formarsi un'opinione il più possibile autonoma, presentando un'informazione che non sia già addomesticata e degradata al rango di bugia di guerra.
Perché - va detto chiaramente - il mondo con cui Rainews ha presentato poco fa la Risoluzione Onu n.1973 è pura bugia di guerra. Quelle della Nato non sono operazioni avviate in base ad un mandato ricevuto dalle Nazioni Unite
Questa è una guerra che ha non ha eseguito ma che violato la risoluzione Onu che chiedeva il cessate in fuoco: non è onesto il modo con cui Rainews ha deformato l'informazione.
L'informazione è sacra. L'informazione è l'ossigeno della nostra mente, è la base della nostra rappresentazione del mondo, è il parametro di verifica delle nostre opinioni.
Quando abbiamo deformato l'informazione abbiamo compromesso la possibilità di capire il mondo.
Addomesticare l'informazione significa trattare il pubblico come una platea di infanti a cui si racconta la storiella.
Quando Kant si chiese cosa fosse l'Illuminismo, affermò che l'illuminismo è l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità e che la minorità è l'incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro.
La missione di un buon giornalismo è quella di far uscire il cittadino dallo stato di minorità, offrendo il confronto di diversi punti di vista e lasciando al cittadino la scelta finale: farsi una propria opinione sulla guerra.
Queste erano le cose che volevo dirvi e ve le ho dette, con profonda tristezza.
Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink

martedì 16 agosto 2011

Tre articoli da leggere.

Tre articoli da leggere, perchè è importante mantenere la lucidità necessaria per ricordare che TUTTO ciò che i media ufficiali raccontano sulla crisi economica è falso:
Un'estate da urlo, di Gabriele Adinolfi, postato il 13 agosto sul sito No Reporter;
Cambiare il sistema è indispensabile, di Ida Magli, postato l'11 agosto sul sito Italiani Liberi;
Perduti nella terra incognita, di Gabriele Gruppo, postato il 15 agosto sul sito Contro In Formazione. 
Un tempo erano i preti a consigliere le "buone letture". In questa strana epoca di menzogne, dobbiano noi tutti diffondere le "buone letture", confortati dalla constatazione che, nonostante i tentativi di impedirlo, pian piano la nebbia svanisce... 

lunedì 15 agosto 2011

Occupata Equitalia.

Questo blog non è nato per occuparsi di economia, ma vi sono notizie, apparentemente di natura solo economica, che in realtà ci dicono molto sulla libertà e sulla vita di tutti noi.
E' il caso del post precedente, ed è il caso di questo articolo che segue, tratto anche questo dal sito Blogosfere. 

Lo avrete sentito tutti al TG1, agli altri TG nazionali, sulle pagine dei giornali, nei commenti in giro.
No? Non ne sapete nulla? Beh, non è colpa vostra che ve ne state in spiaggia. E' che se ne è scritto soltanto in un trafiletto della Nuova Sardegna: a Cagliari le partite IVA, gli artigiani, i pastori esasperati hanno occupato la sede Equitalia. A me pare una notizia molto importante, vista la vessazione e l'oppressione che pratica impunemente questo gabelliere medioevale.
Interessi e oneri che arrivano al 50% del dovuto, richiesta di pagamenti per cartelle del 1992, multe già pagate che vengono inviate altre tre o quattro volte, pignoramenti di abitazioni per somme irrisorie, cartelle pazze. Le vittime sono milioni, ed Equitalia si configura già come ulteriore aggravio alle prossime misure governative che colpiranno pensionati, impiegati, autonomi, risparmiatori.
Ieri sera, durante le chiacchiere vacanziere, si stigmatizzavano le rivolte fatte solo per scassare vetrine e ci si chiedeva ancora come mai l'attenzione dei vessati non si rivolgesse ad obiettivi più seri. Forse perché, se anche succede, nessuno lo saprà mai, ho ipotizzato.
E infatti.
Update: preparatevi ad un ulteriore inasprimento di Equitalia. Il governo ha appena tagliato di 9,5 miliardi i trasferimenti agli Enti locali. E si sa: in questi casi, i Comuni si riducono a fare multe anche ai gerani in divieto di sosta. Con quel che ne consegue.

Ecco la lista dei padroni.

Mentre a noi raccontano che dobbiamo fare "sacrifici" (e qualcuno ancora ci crede!), Giulietto Chiesa rende nota anche in Italia una illuminante notizia che proviene dagli States.
L'articolo che segue è tratto dal sito Blogosfere:

Una rivelazione di portata mondiale, via Giulietto Chiesa, che vi consiglio di leggere. Si tratta della scoperta di due parlamentari americani relativa ai "prestiti" (senza restituzione e a tasso zero) che la Federal Reserve ha effettuato negli ultimi tre anni con soldi pubblici, per un ammontare pari a SEDICI MILA MILIARDI DI DOLLARI, ossia più del PIL americano e più del debito americano.
E chi sarebbero i beneficati? Ecco una breve lista qui sotto, il resto lo trovate sul link. Commenta Chiesa:
Un gruppo di banchieri, che non sono stati eletti da nessuno, prende decisioni di portata mondiale, compra e ricatta governi, banche corporations. Perchè lo fanno? Perchè il sistema è esploso e va al collasso, e loro lo drogano con denaro finto, perchè possa continuare a funzionare. E - cosa non meno importante - in questo modo si mettono in condizione di minacciare ricattare, condizionare, sostituire governi e ministri di tutto il mondo. Siamo alla dittatura di un superclan semi criminale.

Citigroup: $2.5 trillion ($2,500,000,000,000)
Morgan Stanley: $2.04 trillion ($2,040,000,000,000)
Merrill Lynch: $1.949 trillion ($1,949,000,000,000)
Bank of America: $1.344 trillion ($1,344,000,000,000)
Barclays PLC (United Kingdom): $868 billion ($868,000,000,000)
Bear Sterns: $853 billion ($853,000,000,000)
Goldman Sachs: $814 billion ($814,000,000,000)
Royal Bank of Scotland (UK): $541 billion ($541,000,000,000)

sabato 13 agosto 2011

Intervento del Prof. Mariantoni sulla crisi economica.

Chi conosce, personalmente o di fama, il Prof. Alberto Mariantoni sa che si tratta di un personaggio di notevole spessore culturale ed intellettuale, le cui analisi non sono mai banali bensì sempre di ampio respiro.
Non sorprendono quindi, ora, l'approfondimento e la chiarezza del suo intervento sulla crisi economica intitolato "Globalismo e Mercati, Hybris e Nemesis".
Trattandosi di un testo piuttosto lungo, evito di postarlo per non "intasare" il blog. Chi desideri riceverlo via mail non ha che da chiedermelo al consueto indirizzo alberto.costanzo@infinito.it.
Tengo a sottolineare che consiglio a tutti la lettura. Non è obbligatorio condividere ogni idea di Alberto Mariantoni, ma gli spunti di riflessione nel suo scritto sono molti ed importati. Ed in buona misura illuminanti.     

venerdì 12 agosto 2011

La proprietà popolare della moneta.

Un amico mi rimprovera di avere dimenticato il quinto anniversario della morte del Prof. Auriti. E' vero, e me ne scuso con i frequentatori del blog e con il Professore, che, da lassù, sta constatando la nostra incapacità di comprendere fenomeni economici da lui, invece, così ben spiegati.
Rimedio tardivamente postando l'articolo, scritto da un collaboratore ed amico di Giacinto Auriti, apparso ieri sul quotidiano Rinascita.


La proprietà popolare della moneta.
di Antonio Pimpini
A 5 anni dall’11 agosto 2006, la figura e le idee del prof. Giacinto Auriti risultano sempre più vive e ciò, circostanza piacevole, non solo per chi lo ha conosciuto ed affiancato, ma, come evidenziato in altra sede, anche per molti che non hanno avuto il beneficio di conoscerlo, così come addirittura per quanti non lo hanno condiviso, ma oggi ne riconoscono il profondo valore innovativo e rivoluzionario e, non ultime, l’integrità e la coerenza del suo pensiero.
Il signoraggio e la proprietà popolare della moneta sono ormai argomenti trattati in molti convegni, dove non può omettersi il rinvio all’opera e alla testimonianza dell’insegnamento auritiano, sviluppatesi in sede accademica e sul piano dell’esperienza vissuta con il famoso esperimento dei Simec, cui si coniuga il percorso repressivo subito dal prof. Auriti con la lotta al sistema bancario nel suo complesso.
Molti, da quel momento, si sono interessati alla materia ed hanno sviluppato iniziative e varianti applicative o meramente teoriche, più o meno conformi all’idea originaria, fornendo, in ogni caso, un contributo alla divulgazione della proprietà popolare della moneta e della persona del prof. Auriti. Da ultimo va ricordata l’apprezzabile – anche se, per vero, doverosa – intitolazione all’insigne giurista del largo antistante l’abitazione della Famiglia Auriti, in Guardiagrele (Ch).
Il tributo formale, tuttavia, deve coniugarsi a quello sostanziale, non basta la strada, occorre la scelta di campo: si è o non si è per la proprietà popolare della moneta? Altrimenti le iniziative diventano esperienze di facciata, come una casa che ha solo il muro frontale, ma non si sviluppa sui quattro lati e non erige alcun piano nella parte retrostante. La risultante è il mostrarsi fine a se stesso, senza riservare alcuna importanza al contenuto.
In altri termini, il rischio – da eliminare sin da subito – è quello di utilizzare la figura e le teorie del prof. Auriti per iniziative che nulla hanno a che fare con le sue idee e che addirittura si collocano in contrasto con la sua scuola giuridica.
A cinque anni dalla sua prematura scomparsa, pare di sentirlo come si sarebbe espresso oggi dinanzi al crack delle borse e alle paure dei governi: «Ma quale aumento delle tasse e riduzione delle spese. Qui ci vuole la proprietà popolare della moneta.»  
In questo momento di crisi mondiale, l’unica possibilità per uscirne, evitando che il perverso meccanismo dell’emissione monetaria, della paura per l’aumento del debito pubblico (inesistente) e della sempre maggiore pressione fiscale (oggi riconducibile alla restituzione del debito contratto con le banche centrali) abbiano il sopravvento, comportando unicamente un esponenziale arricchimento del sistema delle banche centrali e della grande finanza, è, infatti, l’introduzione della proprietà popolare della moneta. Con
l’applicazione del più semplice ed elementare principio di diritto, quello di riconoscere alla collettività la proprietà della moneta in circolazione, si eliminerebbero tutte le drammatiche problematiche che attanagliano gli stati di mezzo mondo e sconvolgono i governi asserviti al potere bancario e alla grande usura delle banche centrali.
Ed allora ben vangano convegni sul signoraggio, intitoliamo strade al prof. Auriti, ma non eludiamo il legame indissolubile e sacro che vi è tra l’Uomo Auriti e la proprietà popolare, non cerchiamo, in altri termini, di introdurre discorsi che addirittura lo contraddicono o si pongono in chiara contrapposizione con i suoi principi, unicamente per darsi lustro.
Il prof. Auriti è la proprietà popolare della moneta, con la conseguenza che non possono essere scissi l’uno dall’altra, per cui se si parla di lui deve parlarsi anche della sua teoria monetaria che ha collocato l’uomo al centro della vita e inibisce alle società strumentalizzanti di arricchirsi a danno della collettività.
L’unica alternativa accettabile – da sempre auspicata - è il dibattito tra chi la condivide e chi la disapprova, perché con la dialettica, civile ma ferma, si ottiene crescita e approfondimento, ma non si può accettare che la figura del prof. Auriti venga dissociata dalla sua idea per mere esigenze populistiche o di ritorno d’immagine Questo è quello che, nel V anniversario della sua scomparsa, sento il dovere di affermare. Manteniamo saldo il legame con l’idea auritiana, per l’introduzione della proprietà popolare della moneta, perché lì vi è l’Ideale che ha superato le ideologie e non può subire strumentalizzazioni di sorta.
Un atto d’amore che non ha chiesto alcuna contropartita e che, per ciò stesso, non può essere utilizzato per fini diversi da quello del raggiungimento bene comune.

BCE e Tremonti, padroni e servi...

L'attività del blog riprende dopo una breve pausa agostana, durante la quale sono accadute veramente tante cose. La Storia ricomincia ad accelerare...?? Credo che per noi Italiani l'evento più sconcertante, e nel contempo più significativo ed istruttivo, sia stata la "lettera" inviata dalla BCE al ministro Tremonti: di fatto, un "ordine di servizio" che il padrone impartisce ai servi, e che i servi non possono pensare di disattendere.
Chi abbia assistito ieri, in diretta su RAI2, al dibattito di fronte alle Commissioni Affari Costituzionali e Bilancio non può non averne ricavata un'impressione demoralizzante: da una parte, Tremonti che comunica che eseguirà gli ordini ricevuti (ma non dice cosa farà perchè non svela il contenuto della "lettera"!!), dall'altra i cosiddetti "leader" politici totalmente incapaci di esprimere un commento sensato o di formulare un pensiero opportuno. Quasi comico, se non ci fosse da piangere, l'intervento di Di Pietro che chiede se l'Italia sia ancora un Paese sovrano: certo che no, caro Tonino, certo che no, posto che tu e i tuoi degni compari avete votato l'adesione al Trattato di Lisbona!
In attesa di conoscere le norme che verranno promulgate per dare esecuzione all'ordine ricevuto, consiglio, per acquisire qualche ulteriore informazione sulla situazione italiana, la lettura dell'ultimo intervento di Ida Magli postato sul sito Italiani Liberi il 5 agosto, e la lettura dell'articolo "Ci vogliono proprio distruggere" postato ieri sul sito No Reporter.
E per chi si fosse perso la notizia della "lettera" della BCE, propongo, in attesa di più incisivi commenti giornalistici (se mai ve ne saranno...), l'articolo pubblicato sul sito Mainfatti.it:

Tremonti: BCE "suggerisce". Ma quanto l'Italia è Paese ancora sovrano?

E' Giulio Tremonti a togliere gli ultimi dubbi sulla lettera che la BCE ha inviato al governo italiano, rivelando che la Banca centrale europea ha effettivamente consigliato su come e dove intervenire. Tanto che Antonio Di Pietro si domanda "fino a che punto l'Italia è un Paese ancora sovrano".

Che la BCE abbia dettato al governo italiano i provvedimenti da prendere è ormai certo, visto che è lo stesso Giulio Tremonti a rivelarlo davanti alle Commissioni Affari Costituzionali e Bilancio di Camera e Senato. Tra i punti "consigliati" dalla Banca centrale europea c'è per esempio l'invito ad "intervenire con forza su liberalizzazioni, servizi pubblici e professioni" come spiega il ministro dell'Economia, aggiungendo che "sul lato della crescita serve la piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali, dei servizi professionali e la privatizzazione su larga scala dei servizi locali". Tremonti rivela anche che "la Banca centrale europea ci ha anche chiesto tagli agli stipendi pubblici attraverso il licenziamento o la dismissione del personale compensato con meccanismi di assicurazione" spiegando che nella lettera c'erano "suggerimenti che riguardano le pensioni di anzianità, le donne nel settore privato, e si formula anche l'ipotesi di tagliare gli stipendi dei dipendenti pubblici". Inoltre, la Banca centrale europea chiede anche "una spinta verso la contrattazione a livello aziendale, il superamento di un sistema aziendale rigido e il licenziamento e la dismissione del personale compensato con meccanismi di assicurazione più felici". Giulio Tremonti afferma però che "questo, non è detto che debba essere oggetto dell'attività del governo italiano". Il fatto che comunque una Banca detti la politica governativa di un Paese sembra comunque allarmante per uno Stato sovrano, soprattutto se si pensa che la lettera non è stata presentata al Parlamento e pare che non ci sia neanche nessuna intenzione di farlo in futuro. L'unico indignato finora sembra essere solo Antonio Di Pietro, che ha colto l'occassione anche intervenendo davanti alla Bicamerale per chiedere espressamente al ministro Tremonti di tirare "fuori questa lettera di commissariamento". "Non ci venga a dire che è un documento confidenziale. Lei non c’è mica andato a letto con la BCE, per averci la 'confidenza'! - incalza il leader dell'Italia dei Valori - So bene cosa vuol dire 'confidenziale', ma ci vuole anche rispetto delle istituzioni! Questo è un Parlamento, e la lettera della BCE non è stata mandata a lei in quanto amico ma in quanto esponente del governo, e lei, come esponente del governo, deve dare al Parlamento il documento della BCE". Che "il commissariamento è un dato di fatto" lo dice anche il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini, che intervenendo a Montecitorio dopo l'informativa di Tremonti afferma: "Noi siamo stati commissariati dalla BCE e non abbiamo armi per opporci". "Vogliamo sapere - conclude Antonio Di Pietro - fino a che punto l'Italia è un Paese ancora sovrano e da che punto questo Paese è stato definitivamente commissariato". Se la lettera della BCE non arriverà in Parlamento, sarà comunque evidente "fino a che punto l'Italia è un Paese ancora sovrano".
Remo Forbis

lunedì 1 agosto 2011

Il dito e la luna.

Volutamente questo blog non si è occupato della strage di Oslo: se ne sono sentite e lette veramente troppe. A conclusione della vicenda, il commento di Le Pen mi sembra il più appropriato e il più esatto politicamente e storicamente.

Dal sito no-reporter, tradotto da Le Monde del 31 luglio:

Jean-Marie Le Pen come al solito chiama gatto un gatto.
“La Norvegia  è un piccolo paese simpatico che non ha preso le misure del rischio mondiale rappresentato innanzitutto dall'immigrazione di massa che, a quento sembra, è la causa principale degli atti del folle assassino, ma anche del terrorismo che è un fenomeno mondiale”.
Il presidente d'onore del Front National prosegue: “La situazione mi sembra grave, non soltanto perché un individuo in preda a follia, fosse pur passeggera, si mette a massacrare i suoi concittadini. Ai miei occhi sono più inquietanti l'ingenuità e l'inazione del governo norvegese di fronte a queste minacce”.