sabato 29 settembre 2012

Putin vs. Monsanto!

Segni dei tempi... e di scenari geopolitici sempre più sorprendenti!
Dal sito www.noreporter.org:

Santa Madre Russia difende Santa Madre Terra.
La Russia ha sospeso l'importazione di mais geneticamente modificato, commercializzato dalla colosso dell'agroalimentare Monsanto, dopo la pubblicazione di uno studio choc sulla tossicità del mais Ogm di tipo NK603.
LA REPLICA - L'equipe di Gilles-Eric Séralini, professore di biologia molecolare all'Università di Caen in Francia, ha realizzato un allarmante studio che rileva come i ratti nutriti con mais geneticamente modificato siano più soggetti ai tumori o a gravi malattie. Morale, in Russia hanno deciso di correre ai ripari. «Finché non riceveremo una piena informazione sul caso, l'importazione e la vendita di mais NK603 geneticamente modificato sono temporaneamente sospese», si legge in un comunicato. Dalla Monsanto invece minimizzano e insinuano il dubbio che la sospensione dell'import sia più di natura commerciale che sanitaria: «La Russia è un grande esportatore di cereali. L'impatto sulle nostre vendite di questa decisione sarà minimo».
MAIS E PESTICIDI - Lo studio si è concentrato su due prodotti specifici: il mais Nk 603 e l'erbicida Roundup. Entrambi sono prodotti dalla Monsanto,. L'esperimento è stato condotto su 200 ratti divisi in tre diversi gruppi: il primo alimentato con il Nk 603 trattato con il Roundup, il secondo alimentato con il mais Ogm ma escludendo il potente erbicida, il terzo alimentato con mais non Ogm e non trattato. «La mortalità è molto più rapida e forte nel caso del consumo di entrambi i prodotti di Monsanto» ha affermato Séralini al Nouvel Observateur, la rivista francese che pubblicato lo studio. La ricerca però è stata duramente criticata perché i ricercatori francesi che l'hanno condotta hanno rifiutato la verifica dei risultati da parte dell'Efsa, l'Agenzia europea per la sicurezza alimentare. Gli scienziati dell'Università di Caen hanno sostenuto che l'Efsa non è imparziale dato che ha già approvato il mais ogm. E da parte della comunità accademica è arrivato il sostegno e l'invito a eseguire ulteriori approfondimenti. 

venerdì 28 settembre 2012

Monti-bis. Svegliati Italia!

E' proprio vero che non c'è limite al peggio. Ora sappiamo che avremo anche il Monti-bis. Propongo un'analisi del quotidiano Rinascita, semplice ma ineccepibile.
Monti bis. Svegliati Italia, per non morire di tasse
di Michele Mendolicchio
Quando la “Patria” chiama l’uomo delle banche risponde signorsì. “Spero di no, ma se le forze politiche lo chiedono sono disponibile a un secondo mandato”, questa la preoccupante dichiarazione di Monti. Francamente dovremmo tutti cominciare a porci il problema. La prima cura del governo dei Professori è stata disastrosa, non solo perché sta portando il Paese alla recessione ma soprattutto perché sta togliendo i sogni. Sognare un lavoro ben retribuito, sognare una casa, sognare una famiglia, sognare una vita di qualità. Purtroppo invece con le sue politiche ammazza cavallo ci sta portando nel baratro. E il pensiero di un mandato bis deve preoccupare tutti gli italiani, altro che questione di credibilità all’estero. Se la credibilità deve portarci alla perdita della nostra sovranità e dei nostri diritti di cittadini e di lavoratori allora meglio tornare alle politiche nazionali dove almeno questo ha ancora un suo valore. Ora nessuna meraviglia per questa disponibilità di Monti, perché al suo no a ricandidarsi non ci abbiamo mai creduto. Non per niente abbiamo sempre sostenuto che si sarebbe riproposto, come i peperoni. Oltretutto bisogna sempre tener presente le sollecitazioni di Casini che nelle larghe intese e nel Monti bis ha sempre creduto. Solo il povero Vendola e il povero Di Pietro hanno cullato questa illusione.
Anche Bersani e D’Alema stanno prendendo per il naso i propri elettori, facendo credere di voler tornare a Palazzo Chigi. Cosa impossibile perché né la Bce né il Fmi né l’Ue credono nelle capacità della dirigenza piddina. E quindi Monti sarà ancora una volta preso come esterno e messo a dirigere l’orchestra formata da Bersani, Casini, Berlusconi e Fini.
Che poi si arrivi o no alla nuova legge elettorale a questo punto è insignificante. I mercati vogliono Monti e così sarà. A meno che gli italiani e il popolo europeo non si sveglino dal torpore, ribellandosi a questo disegno. Se dopo i sogni di Berlusconi ci tocca pure risvegliarsi con l’incubo Monti, allora è bene tornare a manifestare la propria rabbia contro queste politiche di miseria e perdita di dignità. Non può essere la finanza a decidere sul nostro presente e sul nostro futuro. Monti logicamente dice che in questa sua disponibilità non c’è stato nessun dietrofront. Difatti non si candita per nessuna delle due sponde ma si rende pronto a servire ancora una volta il Paese. A questo punto non resta che affidarsi all’astensionismo. Di fronte a queste prospettive l’unica forma di ribellione è quella delle urne vuote o semivuote. Non è possibile mandar giù una seconda ondata di pillole ammazza italiani. E di fronte a questa sciagura siamo costretti ad assistere a questa ridicola sceneggiata delle primarie. Ma cosa ce ne può importare di Bersani, di Renzi, di Vendola quando poi i giochi sono già decisi dalla Bce, dal Fmi, da Bruxelles? “Nel caso di circostanze particolari, che spero non si verificheranno, potrebbero chiedermi di tornare. Potrei considerare questa ipotesi, ma spero di no”. Purtroppo invece il Monti bis è alle porte. Sveglia italiani basta ad ascoltare questi cartomanti di centrosinistra e di centrodestra, torniamo ad essere sovrani del nostro presente e del nostro futuro.

giovedì 27 settembre 2012

Gli USA sapevano dell'attentato di Bengasi.

Quando, nell'immediatezza dell'attentato all'ambasciata statunitense a Bengasi, ho pubblicato il post del 12 settembre ("I regali di Al-Qaeda") nel quale manifestavo le mie riserve sulla versione ufficiale, un paio di frequentatori del blog mi hanno aspramente rimproverato - inviando commenti che non ho pubblicato perchè maleducati ed offensivi -, lasciando intendere che anch'io sarei solo un becero complottista e che il nostro blog non merita un post di così cattivo gusto.
Trascorsi alcuni giorni, mi pare utile - in attesa di ulteriori notizie - postare ora un articolo pubblicato sul quotidiano britannico The Independent, che fornisce ampie giustificazioni alle mie riserve.
Traduzione in italiano dal sito www.comedonchisciotte.org forum:

Esclusivo: l'America «è stata preavvertita dell’attacco all'ambasciata, ma non ha fatto nulla»
di Kim Sengupta – The Independent.
Le uccisioni dell’ambasciatore USA in Libia e di tre suoi collaboratori sono state verosimilmente il risultato di una falla grave e continua nella sicurezza.
I funzionari americani ritengono che l’attacco sia stato pianificato, ma Chris Stevens era tornato nel paese solo da poco, mentre i dettagli della sua visita a Bengasi, dove poi lui e il suo staff sono morti, dovevano rimanere riservati.
L’amministrazione USA sta ora fronteggiando una crisi in Libia. I documenti sensibili sono scomparsi dal consolato di Bengasi e la posizione presumibilmente segreta del "rifugio" in città, dove il personale si era ritirato, è stata intensamente attaccata con i mortai. Altri simili rifugi lungo tutto il paese non sono più considerati "sicuri".
Si sostiene che alcuni dei documenti che ora mancano dal consolato elencano i nomi dei libici che stanno lavorando con gli americani, esponendoli al rischio nei confronti dei gruppi estremisti, mentre si afferma che alcuni degli altri documenti si riferiscono a contratti petroliferi.
Secondo fonti diplomatiche ad alto livello, il Dipartimento di Stato USA aveva informazioni credibili già 48 ore prima che i tumulti si volgessero al consolato di Bengasi e all'ambasciata al Cairo, sul fatto che le missioni americane potevano essere prese di mira, ma nessun avvertimento è stato indirizzato ai diplomatici affinché si mettessero in allerta e in "serrata", attenendosi a regole che limitano fortemente i movimenti.
Stevens era stato in visita in Germania, Austria e Svezia ed era appena tornato in Libia quando si è svolto il suo viaggio a Bengasi, quando il personale di sicurezza dell'ambasciata USA stabiliva che la missione poteva essere intrapresa in modo sicuro.
Otto americani, alcuni dei quali erano militari, sono rimasti feriti nell’attacco in cui hanno perso la vita Stevens, Sean Smith, un ufficiale incaricato dell'informazione, e due marines. Tutto il personale che si trovava a Bengasi è stato ora spostato nella capitale, Tripoli, e quelli il cui lavoro sia considerato non fondamentale potrebbero essere trasferiti dalla Libia.
Nel frattempo, una squadra di controffensiva antiterroristica FAST, del Corpo dei Marines, è già arrivata nel paese da una base in Spagna e si ritiene che altro personale sia già in cammino. Unità aggiuntive sono state messe in stato di attesa in vista del loro trasferimento in altri Stati in cui la loro presenza possa rendersi necessaria ora che scoppia il furore anti-americano innescato dalla diffusione di un film che disprezzato il profeta Maometto.
Una folla di diverse centinaia di persone ieri ha preso d'assalto l'ambasciata americana nella capitale yemenita Sanaa. Altre missioni che sono state messe in allerta speciale comprendono quasi tutte quelle del Medio Oriente, così come in Pakistan, Afghanistan, Armenia, Burundi e Zambia.
Alti funzionari sono sempre più convinti, tuttavia, che la feroce natura dell’attentato di Bengasi, in cui sono state utilizzate granate, indica che non era l’effetto di una rabbia spontanea dovuta al video, intitolato Innocence of Muslims («L’innocenza dei musulmani», NdT).
Patrick Kennedy, Sottosegretario al Dipartimento di Stato, si è detto convinto che l'assalto fosse pianificato per via della natura vasta e diffusa delle armi.
Vi è una convinzione crescente che l'attacco sia avvenuto per vendicare l'uccisione durante un attacco con droni in Pakistan di Mohammed Hassan Qaed, un operativo di Qa'ida - il quale era, come suggerisce il suo nome di battaglia Abu Yahya al-Libi, un libico - e coordinato con l'anniversario degli attentati dell'11 settembre.
Il senatore Bill Nelson, membro della Commissione sull’Intelligence del Senato, ha proclamato: «Chiedo ai miei colleghi in seno alla commissione di indagare immediatamente su quale ruolo potrebbero aver giocato nell’attacco al-Qa'ida o sue affiliate e di prendere gli opportuni provvedimenti.»
Secondo fonti all’interno degli apparati di sicurezza, il consolato aveva superato una "visita di controllo" per prevenire qualsiasi violenza che fosse collegata all’anniversario dell’11/9. In occasione degli eventi reali, sul muro perimetrale è stata fatta un apertura in meno di un quarto d’ora da una folla inferocita che aveva iniziato ad attaccarlo intorno alle dieci di notte di martedì. C’è stata, secondo i testimoni, ben poca difesa da parte delle guardie locali, trenta o poco più, che dovevano proteggere il personale. Ali Fetori, 59 anni, ragioniere, che vive nelle vicinanze, ha rivelato: «Gli uomini della sicurezza semplicemente sono tutti scappati e le persone passate al comando erano i giovani con pistole e bombe.»
Wissam Buhmeid, il comandante della brigata Scudo della Libia, approvata dal governo di Tripoli, di fatto una forza di polizia di Bengasi, ha sostenuto che è stata la rabbia per il video su Maometto che ha fatto sì che le guardie abbandonassero le loro postazioni. «C’erano sicuramente persone delle forze di sicurezza che consentivano che l'attacco accadesse perché erano esse stesse offese dal film; avrebbero assolutamente messo la loro fedeltà al Profeta al di sopra del consolato. Le morti sono nulla in confronto agli insulti al Profeta.».
Si ritiene che Stevens sia stato abbandonato nell’edificio dal resto del personale dopo che non si riusciva a trovarlo in mezzo al fumo denso causato da un incendio che aveva avvolto l'edificio. È stato scoperto disteso in stato di incoscienza dalla popolazione locale e portato in un ospedale, il Centro Medico di Bengasi, dove, secondo un medico, Ziad Abu Ziad, è morto a causa dell’inalazione del fumo.
Una squadra di soccorso americana forte di otto persone è stata inviata da Tripoli e portata dalle truppe al comando del capitano Fathi al-Obeidi, della Brigata 17 febbraio, fino al rifugio segreto per prelevare circa quaranta persone dello staff statunitense. Sull'edificio si è poi scatenato un fuoco di armi pesanti. «Non so come abbiano trovato il posto per compiere l'attacco. È stato pianificato, la precisione con cui i mortai ci colpivano era troppo precisa per dei rivoluzionari qualsiasi», ha affermato il capitano Obeidi. «Ha cominciato a piovere su di noi, circa sei colpi di mortaio sono caduti direttamente sul sentiero verso la villa.» I rinforzi libici sono finalmente arrivati, e l'attacco è finito. Sono arrivate notizie su Stevens, e il suo corpo è stato prelevato dall'ospedale e riportato a Tripoli con altri morti e i sopravvissuti.
La madre di Steven, Mary Commanday, ha parlato ieri di suo figlio. «Ha fatto bene quello che ha fatto, e ne ha fatto un ottimo lavoro. Avrebbe potuto fare un sacco di altre cose, ma questa era la sua passione. Ho un buco nel mio cuore», ha dichiarato.

venerdì 21 settembre 2012

Non dimentichiamo Horst Mahler

Nel blog ci siamo già occupati di una delle tante vittime delle leggi liberticide: Horst Mahler, condannato per "negazionismo" a 12 anni e 11 mesi di carcere quando era 73enne. E' in carcere dal 25.2.2009 ed uscirà quando sarà 85enne.
Apprendiamo ora che Horst Mahler ha dovuto essere ricoverato in ospedale due volte (per una trombosi e poi per un problema di equilibrio). Attualmente, è di nuovo in prigione, dove gode del regime della c.d. " semilibertà", che, secondo l'ordinamento tedesco e secondo le regole che si applicano ai colpevoli di reati di pensiero, non significa affatto che possa uscire dal carcere bensì solo che gli vengono riconosciute certe libertà, come ad esempio ogni tanto poter fare una telefonata ai familiari. Le autorità carcerarie gli hanno promesso l’utilizzo di un computer che però non gli è mai stato consegnato.

mercoledì 12 settembre 2012

I regali di Al-Qaeda.

Marco Tarchi commenta la notizia con le parole: "Quando si dice la Nemesi... Mai trascurarne la forza!".
Io direi invece: straordinario regalo di Al-Qaeda alla campagna elettorale del "presidentino".
Un dettaglio: pare che al momento dell'attacco l'ambasciata USA fosse quasi del tutto sguarnita di difesa... un caso, certo, un caso, esattamente come tutti quelli dell'11 settembre 2001!!!
Dal sito www.corriere.it:

Libia, attacco al consolato: a Bengasi
uccisi ambasciatore Usa e tre funzionari

I manifestanti protestavano contro un film sulla vita di Maometto. Le scuse del presidente libico

Su web circola una foto del diplomatico morente. Obama: «attacco scellerato»
Libia, attacco al consolato: a Bengasi, uccisi ambasciatore Usa e tre funzionari.
I manifestanti protestavano contro un film sulla vita di Maometto. Le scuse del presidente libico.
L'ambasciatore degli Stati Uniti in Libia, Chris Stevens, è stato ucciso a Bengasi. Secondo una prima ricostruzione l'ambasciatore e tre cittadini americani stavano viaggiando in auto per trovare un luogo più sicuro dopo l'assalto notturno al consolato quando il loro mezzo è stato centrato da un razzo. Mentre per altri fonti il diplomatico sarebbe morto per asfissia nel consolato.
LE ALTRE VITTIME - Oltre a Stevens, 52 anni, sono morte altre tre persone, tra i quali due uomini della sicurezza (due marines), che accompagnavano Stevens da Tripoli. Un quarto morto è un impiegato del consolato. Quattordici i feriti. I quattro cadaveri sono stati trasferiti all'aeroporto di Bengasi, per poi essere spediti in una base in Germania. Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha parlato di «attacco scellerato e di essere profondamente addolorato per la morte di Stevens». E ha spiegato di voler rafforzare «la sicurezza di tutte le sedi diplomatiche Usa». Anche il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, da Malta ha detto di provare «sdegno e orrore per un gesto infame». Il segretario di Stato, Hillary Clinton nella notte ha confermato la notizia: «Abbiamo il cuore spezzato per questa terribile perdita». Poi ha aggiunto: «È stato ucciso chi era impegnato ad aiutare il popolo libico ad avere un futuro migliore». Il presidente del Congresso generale Nazionale Mohamed al-Megaryef in una conferenza stampa: «Presentiamo le nostre scuse agli Usa, al popolo americano e al mondo intero».             
IL FILM E LE VIOLENZE- I manifestanti, martedì notte, hanno attaccato con granate e armi da fuoco il consolato americano di Bengasi, nell'est della Libia. Si tratta di un compund abbastanza grande ed è in una zona della città abbastanza centrale, a pochi metri da ristoranti e caffè. Tanto che i clienti dei locali hanno assistito alla scena. «Si è sentito prima un botto forte - hanno raccontato testimoni - poi si è visto del fumo e si sono sentiti dei colpi. Le strade vicine sono state chiuse rapidamente e quasi subito sono stati formati anche dei blocchi nella zona». La violenza è durata per 45 minuti. All'origine degli scontri, un film ritenuto offensivo nei confronti dell'Islam. Si tratta di «Innocence of Muslim» (L'innocenza dei musulmani) ed è stato realizzato da un israelo-americano, Sam Bacile, che dopo i disordini al Cairo ha dichiarato: «L'islam è un cancro». La morte dell'ambasciatore Usa è stata rivendicata da Ayman al Zawahiri, numero due di Al Qaeda: «Una reazione della milizia Ansar Al-Sharia alla conferma della morte di Abu al-Libi».
LA FOTO SU TWITTER - Intanto sul web circola la foto che ritrae l'ambasciatore Usa in Libia, J. Christopher Stevens, subito dopo l'attentato. Il diplomatico, con la camicia tirata fuori dai pantaloni, è esanime e riverso sulle spalle di qualcuno che lo sta portando via. L'attacco contro la sede di rappresentanza Usa a Bengasi sarebbe solo indirettamente legata alla vicenda del film sulla vita del profeta Maometto: i dimostranti, che sarebbero stati membri della milizia islamica Ansar Al-Sharia, sapevano che nell'edificio c'era l'ambasciatore Chris Stevens.
IN EGITTO - Le violenze a Bengasi hanno fatto seguito alle proteste nel vicino Egitto, dove i manifestanti hanno scalato i muri dell'ambasciata Usa del Cairo e hanno abbattuto la bandiera americana per poi bruciarla, durante le proteste. martedì, la prestigiosa moschea egiziana Al-Azhar ha condannato il «processo» simbolico al profeta organizzato da un gruppo Usa che include Terry Jones, il pastore cristiano che aveva innescato scontri in Afghanistan nel 2010 minacciando di bruciare il Corano. Ma non è ancora del tutto chiaro se l'evento sponsorizzato da Jones o altre produzioni anti-Islam abbiano provocato l'assalto all'ambasciata Usa in Egitto e le violenze in Libia. Secondo un funzionario del comitato libico per la sicurezza «c'è un legame» tra gli attacchi in Libia e quanto successo in Egitto, mentre per un funzionario Usa non ci sono ragioni di credere che i due fatti siano collegati. E le proteste per il film non si fermeranno. I Fratelli Musulmani in Egitto hanno indetto una nuova mobilitazione venerdì, invitando «a manifestare pacificamente davanti alle moschee per denunciare gli insulti contro la religione e il Profeta».

domenica 9 settembre 2012

Eurobavagli.

Avevano appena ottenuto lo straordinario (per loro) risultato di poter costringere gli Stati ad indebitarsi "illimitatamente" nei confronti della BCE. Forse proprio questo incredibile (per loro) goal ha ora indotto gli eurocrati ed i loro burattinai ad uscire ancor più allo scoperto e ad alzare il tiro: il prossimo bersaglio saranno gli euroscettici (che Mr Monti chiama, chissà poi perchè, "populisti"), da imbavagliare senza tante storie.
Libertà di parola, di opinione e di critica sono (per loro) robe vecchie, fastidiose, da eliminare, e non certo soltanto da oggi.
Dal sito www.ilsole24ore.com:

Un'ora di ritardo per una conferenza stampa che si è risolta in dichiarazioni, senza domande dei giornalisti. Sarà che il momento è delicato ma Mario Monti e Herman Van Rompuy hanno scelto di concentrare i rispettivi interventi in un messaggio: l'allarme di entrambi sul crescente «antagonismo» che rischia di innescare fenomeni di «rigetto» sull'euro e sul percorso di integrazione europea. Lo dice Mario Monti per primo dando un appuntamento per affrontare questo problema che, precisa, non ha niente di «tecnico» ma è «politico» perché riguarda i popoli europei e il bene dell'Unione. L'appuntamento sarà a Roma e sarà un summit speciale di capi di Stato e di governo per arginare l'onda anti-Europa. La scelta del luogo non è casuale: «Lo faremo a Roma, in Campidoglio, dove il 25 marzo del 1957 è stato firmato il trattato di Roma». Dunque, se quella fu la scintilla del motore europeo, da quello stesso luogo Monti e il presidente Van Rompuy vogliono spegnere i fuochi alimentati dai populismi che tendono a «dis-integrare» l'unione europea. La vera domanda è: quando si farà? Di data non ha parlato Monti, ne ha parlato Van Rompuy dicendo di aver «accolto con favore» l'iniziativa che inizialmente era stata pensata nel «2014» ma si ritiene «opportuno» anticiparla. E i rumors ieri dicevano che potrebbe essere i primi mesi del 2013, poco dopo il Consiglio Ue di dicembre, in piena campagna elettorale italiana ma anche tedesca.

giovedì 6 settembre 2012

La UE e il governo Monti proscrivono anche la sovranità alimentare.

Anche se non sono un fan degli alimenti a chilometri zero, nè tanto meno dei prodotti biologici, trovo comunque giusto ricordare che l'intromissione nelle nostre vite prosegue anche dove meno ce lo aspettiamo... 
Dal sito www.andreacarancini.blogspot.it:

Dopo aver perso la sovranità nazionale stiamo perdendo anche la sovranità alimentare.
Questo è quanto si desume da due notizie che nei giorni scorsi mi hanno particolarmente colpito.
La prima è il divieto impartito dalla Corte di Giustizia della UE contro la commercializzazione (e lo scambio!) delle sementi tradizionali:
La seconda è il ricorso del Governo Monti alla Corte Costituzionale contro l’agricoltura achilometro zero”:
Il governo ricorre alla Corte Costituzionale contro la legge sul “chilometro zero”:
Il motivo del ricorso del Governo contro la Regione Calabria? La “violazione del principio della libera circolazione delle merci”.
Quanto sia speciosa questa motivazione lo si può riscontrare anche dal fatto che, proprio riguardo al divieto delle sementi tradizionali, l’Avvocato Generale – nell’esprimere la sua contrarietà al provvedimento – aveva parlato di violazione “della libera circolazione delle merci” (vedi il secondo link da me citato).
Più che di libera circolazione, si dovrebbe parlare quindi  di circolazione a corrente alternata (sempre a favore delle multinazionali alimentari).
È chiaro che gli eurocrati non si limitano a volere ridurre in miseria la popolazione civile: vogliono anche, impedendo alla gente di mangiare come meglio crede, e come più le garba, spezzarne ogni forma di resistenza.
Non si peritano neppure di proscrivere esempi come quello di Vandana Shiva! 
Salvo riservare, magari, i prodotti locali di qualità ai ristoranti extra lusso!
L’assessore alle Risorse agricole della Regione Puglia si è dichiarato pronto a “dar battaglia”: 
Agricoltura: commercio sementi tradizionali; Stefàno: assurdo il divieto:
C'è da fidarsi?

domenica 2 settembre 2012

Come funziona il sistema monetario internazionale.

Antonino Galloni (economista ed autore di numerose pubblicazioni di argomento politico ed economico) analizza il sistema monetario e bancario internazionale.
Nel postare il suo scritto, certamente notevole in ogni sua parte, richiamo particolarmente l'attenzione sull'ultima frase.
Dal sito della rivista Eurasia:

Oltre il 90% della moneta totale transita dalle famiglie e dalle imprese (anche criminali) verso le banche che hanno “autorizzato” prestiti, fidi e mutui e che, così, vedono arrivare tale moneta sotto forma di versamenti; con l’abbandono della legge Glass-Steagall degli anni ’30 (in Italia la legge bancaria del ’36) – che faceva tenere ben distinta l’attività bancaria dagli istituti che operavano sul mercato finanziario e speculativo – anche i depositi e i conti correnti sono stati utilizzati dalle banche (quali soggetti finanziari) per operazioni speculative.
Prima dell’abbandono della Glass Steagall (ma anche dopo e fino alla crisi delle borse nella primavera del 2001) le banche hanno prestato danaro alle famiglie per fronteggiare il calo di reddito derivante dalla flessibilizzazione del lavoro; finchè le borse hanno manifestato un costante rialzo (soprattutto nei titoli migliori) parte dei guadagni andavano alle banche che avevano “prestato” e parte al sostegno delle spese delle famiglie.
Dopo il 2001, le famiglie hanno continuato a indebitarsi facendo leva sulla loro ricchezza soprattutto immobiliare e le banche hanno cominciato a speculare su tutti i titoli possibili, in tutti i modi e ottenendo – nel breve come nel medio/lungo termine – perdite di liquidità ingentissime. Così, il credito per le imprese veniva ingessato dalle disposizioni cosiddette Basilea 2 e soprattutto 3, le famiglie continuavano a perdere (salari più bassi e disoccupazione) e il totale del flusso monetario da famiglie e imprese verso le banche diventava minore delle perdite bancarie sul fronte delle attività speculative. Di qui la crisi di liquidità aggravata dalla situazione degli immobili una volta che la bolla si sgonfiava fino al dilagare dei casi di “under water” (quando il valore del mutuo supera quello dell’appartamento).
In questa situazione il “sistema” è tenuto a galla dalle immissioni massicce di moneta autorizzata dalle due principali banche centrali (BCE e FED che parlano di appoggio illimitato a sostenere le esigenze di liquidità delle banche miste).
Il comportamento delle banche centrali non comporta una cura del sistema (e nemmeno delle singole 40 grandi banche più coinvolte nello squilibrio) ovvero una trasformazione di esso; a meno che l’appoggio “illimitato” non sia veramente tale. Se non può essere “illimitato” ma solo massiccio ed esagerato perché le perdite delle banche come soggetti speculativi riguardano 4 quadrilioni di dollari e, quindi, considerando un’esigenza di liquidità pari al 10%, si ottiene una somma che è pari a 400 trilioni (da cui sottrarre ciò che onesti e disonesti versano alle banche stesse a vario titolo) ovvero 6-7 volte il PIL di tutto il mondo ovvero 10 volte di più di quanto le banche centrali dovrebbero autorizzare tra il 2009 e il 2014.
Nel caso in cui l’appoggio delle banche centrali non sia veramente “illimitato” – e illimitato vuol dire 400 trilioni (meno qualche decina dei nostri poveri versamenti) – allora c’è da aspettarsi il crollo dell’attuale sistema: più probabile una corsa incontrollata alla liquidità che non una botta iperinflattiva (forse, a questo punto, un male minore che rimetterebbe “in pari” i debitori).
Nel caso contrario, allora delle due l’una: o ce ne sarà un pochino (di autorizzazioni monetarie) per la ripresa (investimenti e consumi), gli ammortizzatori sociali, i redditi delle famiglie ed il credito alla produzione e, allora, il “sistema” andrà avanti proponendo un arricchimento dei ricchi (grande) e un miglioramento per il 98% della popolazione (modesto ma sufficiente); oppure la condizione del citato 98% della popolazione andrà peggiorando fino ad un limite di rottura sociale.
Il problema è che per veicolare il passaggio da mezzi monetari (destinabili alla ripresa) a domanda effettiva (la ripresa è un mix di più consumi e più investimenti), occorre l’intervento o, almeno, la regia dello Stato (nazionale, federale, continentale…) mentre quelli che governano e debbono prendere decisioni sono tutti contro lo Stato da oltre trent’anni.