Io direi invece: straordinario regalo di Al-Qaeda alla campagna elettorale del "presidentino".
Un dettaglio: pare che al momento dell'attacco l'ambasciata USA fosse quasi del tutto sguarnita di difesa... un caso, certo, un caso, esattamente come tutti quelli dell'11 settembre 2001!!!
Dal sito www.corriere.it:
Libia, attacco al consolato: a Bengasi
uccisi ambasciatore Usa e tre funzionari
I manifestanti protestavano contro un film sulla vita di Maometto. Le scuse del presidente libico
Su web circola una foto del diplomatico morente. Obama: «attacco scellerato»
Libia, attacco al consolato: a Bengasi, uccisi ambasciatore Usa e tre funzionari.
I manifestanti protestavano contro un film sulla vita di Maometto. Le scuse del presidente libico.
L'ambasciatore degli Stati Uniti in Libia, Chris Stevens, è stato ucciso a Bengasi. Secondo una prima ricostruzione l'ambasciatore e tre cittadini americani stavano viaggiando in auto per trovare un luogo più sicuro dopo l'assalto notturno al consolato quando il loro mezzo è stato centrato da un razzo. Mentre per altri fonti il diplomatico sarebbe morto per asfissia nel consolato. LE ALTRE VITTIME - Oltre a Stevens, 52 anni, sono morte altre tre persone, tra i quali due uomini della sicurezza (due marines), che accompagnavano Stevens da Tripoli. Un quarto morto è un impiegato del consolato. Quattordici i feriti. I quattro cadaveri sono stati trasferiti all'aeroporto di Bengasi, per poi essere spediti in una base in Germania. Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha parlato di «attacco scellerato e di essere profondamente addolorato per la morte di Stevens». E ha spiegato di voler rafforzare «la sicurezza di tutte le sedi diplomatiche Usa». Anche il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, da Malta ha detto di provare «sdegno e orrore per un gesto infame». Il segretario di Stato, Hillary Clinton nella notte ha confermato la notizia: «Abbiamo il cuore spezzato per questa terribile perdita». Poi ha aggiunto: «È stato ucciso chi era impegnato ad aiutare il popolo libico ad avere un futuro migliore». Il presidente del Congresso generale Nazionale Mohamed al-Megaryef in una conferenza stampa: «Presentiamo le nostre scuse agli Usa, al popolo americano e al mondo intero».
IL FILM E LE VIOLENZE- I manifestanti, martedì notte, hanno attaccato con granate e armi da fuoco il consolato americano di Bengasi, nell'est della Libia. Si tratta di un compund abbastanza grande ed è in una zona della città abbastanza centrale, a pochi metri da ristoranti e caffè. Tanto che i clienti dei locali hanno assistito alla scena. «Si è sentito prima un botto forte - hanno raccontato testimoni - poi si è visto del fumo e si sono sentiti dei colpi. Le strade vicine sono state chiuse rapidamente e quasi subito sono stati formati anche dei blocchi nella zona». La violenza è durata per 45 minuti. All'origine degli scontri, un film ritenuto offensivo nei confronti dell'Islam. Si tratta di «Innocence of Muslim» (L'innocenza dei musulmani) ed è stato realizzato da un israelo-americano, Sam Bacile, che dopo i disordini al Cairo ha dichiarato: «L'islam è un cancro». La morte dell'ambasciatore Usa è stata rivendicata da Ayman al Zawahiri, numero due di Al Qaeda: «Una reazione della milizia Ansar Al-Sharia alla conferma della morte di Abu al-Libi».
LA FOTO SU TWITTER - Intanto sul web circola la foto che ritrae l'ambasciatore Usa in Libia, J. Christopher Stevens, subito dopo l'attentato. Il diplomatico, con la camicia tirata fuori dai pantaloni, è esanime e riverso sulle spalle di qualcuno che lo sta portando via. L'attacco contro la sede di rappresentanza Usa a Bengasi sarebbe solo indirettamente legata alla vicenda del film sulla vita del profeta Maometto: i dimostranti, che sarebbero stati membri della milizia islamica Ansar Al-Sharia, sapevano che nell'edificio c'era l'ambasciatore Chris Stevens.
IN EGITTO - Le violenze a Bengasi hanno fatto seguito alle proteste nel vicino Egitto, dove i manifestanti hanno scalato i muri dell'ambasciata Usa del Cairo e hanno abbattuto la bandiera americana per poi bruciarla, durante le proteste. martedì, la prestigiosa moschea egiziana Al-Azhar ha condannato il «processo» simbolico al profeta organizzato da un gruppo Usa che include Terry Jones, il pastore cristiano che aveva innescato scontri in Afghanistan nel 2010 minacciando di bruciare il Corano. Ma non è ancora del tutto chiaro se l'evento sponsorizzato da Jones o altre produzioni anti-Islam abbiano provocato l'assalto all'ambasciata Usa in Egitto e le violenze in Libia. Secondo un funzionario del comitato libico per la sicurezza «c'è un legame» tra gli attacchi in Libia e quanto successo in Egitto, mentre per un funzionario Usa non ci sono ragioni di credere che i due fatti siano collegati. E le proteste per il film non si fermeranno. I Fratelli Musulmani in Egitto hanno indetto una nuova mobilitazione venerdì, invitando «a manifestare pacificamente davanti alle moschee per denunciare gli insulti contro la religione e il Profeta».
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