Dal sito finance.yahoo.com:
Vietato porsi domande sulla Goldman Sachs e le sue mosse che vuotano i nostri portafogli
La notizia è di qualche giorno fa e desta preoccupazioni: il Tribunale dell'Unione europea ha dato ragione alla Banca Centrale Europea che si era opposta alla divulgazione di alcuni documenti ad un giornalista di Bloomberg sulla situazione economica della Grecia.
Il motivo adottato dalla Corte di Giustizia è stato il seguente: il diritto di accesso alle informazioni concernenti la Bce "non può minare la tutela dell’interesse pubblico della politica economica dell’Ue e della Grecia".
Il fatto risale ad agosto 2010, quando Gabi Thesing, giornalista del quotidiano economico, chiese alla Bce l'accesso a due documenti: "Impatto su deficit e debito pubblici degli swap negoziati fuori borsa. Il caso della Grecia" e "Operazione Titlos e la possibile esistenza di operazioni analoghe con impatto sui livelli di debito e deficit pubblici della zona euro".
La possibilità di consultare tali files venne negata alla giornalista per garantire la tutela dell'interesse pubblico sulla politica economica europea e greca. Una motivazione che non convinse la giornalista, decisa ad impugnare il ricorso davanti la Corte Europea di Giustizia.
E qualche giorno fa il responso che ha respinto il ricorso della cronista, ricordando come in quell'anno i mercati finanziari europei vertevano in una difficile e vulnerabile situazione proprio a causa del rischio default greco. La Bce, secondo il Tribunale, può quindi rifiutare l'accesso a un documento, quando "la sua divulgazione arrechi in particolare pregiudizio alla tutela dell'interesse pubblico", nonostante la premessa che "qualsiasi cittadino dell'Unione e qualsiasi persona fisica o giuridica che risieda o abbia la sede sociale in uno Stato membro ha un diritto d'accesso ai documenti della Banca Centrale europea".
Secondo il Guardian, questa storica sentenza nega ai contribuenti europei il diritto di sapere se i funzionari dell'Ue erano a conoscenza di irregolarità nei conti nazionali della Grecia prima del 2009, "costringendoli" oggi a pagare il conto per il salvataggio di Atene.
Una situazione che secondo Georg Erber, specialista di regolamentazione dei mercati finanziari presso il German Institute for Economic Research, era già nota da tempo: "I tribunali modificano i regolamenti per legalizzare le politiche delle istituzioni europee e contribuire a garantirne stabilità. Tutto ciò - continua - rivela implicitamente che l'Unione europea era ben informata di quanto stava accadendo e non ha preso provvedimenti per evitare la crisi".
Secondo Erber, ma anche secondo Bloomberg, la Bce è quindi in possesso di alcuni documenti legati alle transizioni del 2001 che con l'appoggio di Goldman Sachs e di altre banche hanno nascosto fino al 2010 la reale portata del debito greco.
In particolare, la situazione degli swap fuori mercato che avrebbero permesso al Paese di aumentare il debito di 5,3 miliardi di euro, di cui 2,8 miliardi presi in prestito nel 2001 proprio da Goldman Sachs.
Il motivo adottato dalla Corte di Giustizia è stato il seguente: il diritto di accesso alle informazioni concernenti la Bce "non può minare la tutela dell’interesse pubblico della politica economica dell’Ue e della Grecia".
Il fatto risale ad agosto 2010, quando Gabi Thesing, giornalista del quotidiano economico, chiese alla Bce l'accesso a due documenti: "Impatto su deficit e debito pubblici degli swap negoziati fuori borsa. Il caso della Grecia" e "Operazione Titlos e la possibile esistenza di operazioni analoghe con impatto sui livelli di debito e deficit pubblici della zona euro".
La possibilità di consultare tali files venne negata alla giornalista per garantire la tutela dell'interesse pubblico sulla politica economica europea e greca. Una motivazione che non convinse la giornalista, decisa ad impugnare il ricorso davanti la Corte Europea di Giustizia.
E qualche giorno fa il responso che ha respinto il ricorso della cronista, ricordando come in quell'anno i mercati finanziari europei vertevano in una difficile e vulnerabile situazione proprio a causa del rischio default greco. La Bce, secondo il Tribunale, può quindi rifiutare l'accesso a un documento, quando "la sua divulgazione arrechi in particolare pregiudizio alla tutela dell'interesse pubblico", nonostante la premessa che "qualsiasi cittadino dell'Unione e qualsiasi persona fisica o giuridica che risieda o abbia la sede sociale in uno Stato membro ha un diritto d'accesso ai documenti della Banca Centrale europea".
Secondo il Guardian, questa storica sentenza nega ai contribuenti europei il diritto di sapere se i funzionari dell'Ue erano a conoscenza di irregolarità nei conti nazionali della Grecia prima del 2009, "costringendoli" oggi a pagare il conto per il salvataggio di Atene.
Una situazione che secondo Georg Erber, specialista di regolamentazione dei mercati finanziari presso il German Institute for Economic Research, era già nota da tempo: "I tribunali modificano i regolamenti per legalizzare le politiche delle istituzioni europee e contribuire a garantirne stabilità. Tutto ciò - continua - rivela implicitamente che l'Unione europea era ben informata di quanto stava accadendo e non ha preso provvedimenti per evitare la crisi".
Secondo Erber, ma anche secondo Bloomberg, la Bce è quindi in possesso di alcuni documenti legati alle transizioni del 2001 che con l'appoggio di Goldman Sachs e di altre banche hanno nascosto fino al 2010 la reale portata del debito greco.
In particolare, la situazione degli swap fuori mercato che avrebbero permesso al Paese di aumentare il debito di 5,3 miliardi di euro, di cui 2,8 miliardi presi in prestito nel 2001 proprio da Goldman Sachs.
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