"Chissà perchè" non si parla più della Libia...?
Ma ci pensa Amnesty International a ricordarci le nostre responsabilità, con una nuova relazione, datata febbraio 2012 (qui la nuova relazione di Amnesty International), dal contenuto agghiacciante.
Trascrivo alcune porzioni di un articolo di Stephen Lendman dedicato al contenuto di tale relazione, dal sito Effedieffe.com:
La legge internazionale è chiara ed Amnesty International lo sa bene: nessuna nazione può interferire negli affari interni di un’altra se non nel caso di autodifendersi quando attaccata. La NATO arrogò a sè la responsabilità e l’autorità, ed i crimini di guerra contro l’umanità ne sono stati la conseguenza e continuano fuori controllo e la NATO è ancora coinvolta e migliaia di militari USA continuano ad invadere il Paese per controllare le strutture chiave del petrolio. Si verificano anche attacchi aerei e navi NATO occupano i porti della Libia, e sono coinvolte forze militari USA, italiane e francesi, e forse anche di altre nazioni. Resoconti da Misurata, a gennaio, dicevano che elicotteri Apache avevano massacrato dei ribelli che cercavano di occupare le piattaforme petrolifere di Brega.
Bande di criminali si aggirano fuori controllo e sono frequenti gli scontri con morti fra civili e rivoltosi rivali. Le milizie controllano le aree locali e quelle confinanti. Migliaia di Lealisti di Gheddafi e di lavoratori ospiti africani neri sono stati uccisi o catturati e torturati.
«Le Milizie continuano a rastrellare gente ed a detenerla, il tutto fuori da qualsiasi schema legale, e li tengono in prigioni segrete.... Sono in migliaia che non hanno nè modo di difendersi da questa illegalità totale nè di sfuggire alle brutalità ed alla tortura».
I detenuti intervistati da AI hanno descritto la loro esperienza straziante. Ad esempio:
• appesi in posizioni contorte;
• picchiati con fruste, calci di fucili, cavi, tubi di plastica, catene di metallo, spranghe e bastoni in legno;
• elettro-shock con conduttori sotto tensione e Taser usati come armi;
• ustioni e minacce di stupro.
Questi fatti sono confermati dai resoconti medici: con poche eccezioni, i prigionieri non hanno nè processi nè avvocati; molti hanno detto di aver confessato crimini non commessi per metter fine alle sofferenze; altri erano troppo terrorizzati per poterne solo parlare. La NATO ed i tirapiedi del Consiglio Nazionale di Transizione sanno bene cosa accade e non fanno nulla.
Il governo guidato dal CNT sembra non avere nè l’autorità nè la volontà politica di tenere a freno le milizie. Non hanno nessuna voglia di riconoscere la portata degli abusi commessi dalla milizia e nemmeno di riconoscerne dei singoli casi nonostante emergano sempre più numerose le prove di comportamenti abituali con gravi e diffusi abusi in molte parti del Paese.
La NATO e gli illegittimi funzionari del CNT ignorano i diritti umani ed i principi del diritto internazionale. Le elezioni programmate non sono che una copertura data all’occupazione imperialista ed i crimini di guerra e quelli contro l’umanità resteranno impuniti; ed infatti, continuano quotidianamente.
Quelli più minacciati sono i libici di pelle scura: a migliaia in Tawargha ed altrove sono stati deportati a forza e tutt’ora non possono ritornare alle proprie case, che comunque sono state saccheggiate e bruciate. Quelli che non sono tenuti prigionieri, sono nei campi a basse risorse di Bengazi, Tripoli ed altrove.
Bande di assassini minacciano sia molti membri delle tribù Mshashiya e Qawalish, che altri residenti nelle zone della Sirte e del Bani Walid; vendette ed abusi continuano anche se la Resistenza Verde lotta per liberare la Libia e ripristinare la legge della Jamahiriya.
Amnesty International ha visitato la Libia sia a gennaio che nel febbraio 2012; le sua indagini si sono incentrate su Tripoli, al-Zawiya, le Nafoussa Mountains, Misurata, la Sirte e Benghazi e loro zone limitrofe.
Ha visitato 11 prigioni controllate dalle bande di insorti e localizzate nella Libia centrale ed occidentale, dove in 10 su 11 prigioni ha trovato detenuti torturati e maltrattati. AI li ha intervistati, ha intervistato quelli rilasciati, gli amministratori delle strutture, i medici e l’altro personale sanitario, i parenti degli uccisi in carcere, i membri della milizia ed i membri del CNT: ma i numeri esatti delle persone detenute e di quelle maltrattate non sono noti, mentre si sa che gli incarcerati sono a migliaia. I rappresentanti dell’ICRC (Comitato Internazionale della Croce Rossa, ndt) hanno detto di aver «visitato oltre 8.500 detenuti in oltre 60 luoghi di detenzione». La maggior parte a Tripoli, Misurata ed aree limitrofe.
A febbraio i tirapiedi del CNT ne detenevano altri 2.400. Quasi tutti i detenuti attuali e precedenti hanno dichiarato ad AI che il loro arresto era stato arbitrario, extragiudiziale e privo di garanzie legali con comitati di giudizio autonominatisi per l’occasione. Ovviamente non ci sono avvocati a difesa mentre la coercizione – fino alla tortura e ad altri trattamenti violenti – spingono ad autoincriminazioni ingiustificate.
Molti detenuti hanno dichiarato di essere stati segregati in posti diversi, alcuni segreti; Amnesty International è stata testimone di percosse e di minacce da parte degli insorti, anche a carico di alcuni per i quali era stato ordinato il rilascio.
Esperienze simili sono state raccontate anche da altri e ci sono referti medici che le confermano: a partire dal settembre 2011, Amnesty International ha confermato la morte di almeno 12 detenuti e ci sono prove forensi che dimostrano degli abusi estremi. I membri del CNT sapevano benissimo della cosa e non hanno fatto nulla nemmeno di fronte alle lamentele dei famigliari. A settembre, hanno promesso di «mettere sotto il controllo delle autorità ufficiali tutti i gruppi armati e di condurre piene indagini su qualsiasi episodio venga portato alla loro attenzione».
Stando ad AI l’impegno non è stato mantenuto; «finchè gli avvocati della difesa e le autorità giudiziarie non avranno accesso alle migliaia di detenuti, questi rimarranno senza processo o senza alcuna possibilità di contestare la legalità della loro detenzione...».
Come se non bastasse, ci sono delle uccisione extragiudiziali, nei confronti delle quali sono state annunciate – ma non condotte – delle indagini. Dunque violenza, impunità ed ingiustizia continuano e mentre i libici sotto Gheddafi si sentivano al sicuro, ora sono terrorizzati dall’occupazione. La responsabilità è della NATO, dei fantocci del CNT e delle bande di assassini assoldati.
La Libia di oggi è un ossario infernale, non diversamente da tutti quei posti nei quali è intervenuta la NATO, come sanno bene le vittime dei suoi orrori sia in Afghanistan, che in Iraq ed in Siria dove le lotte di liberazione continuano.
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