domenica 8 gennaio 2012

Resisti Ungheria!

Notizie importanti dall'Ungheria, seguite da un commento pienamente condivisibile di Gabriele Gruppo. Da StampAntagonista, organo ufficiale del MTN (sito wordpress.thule-italia.net).

L’Ungheria preoccupa l’Europa, migliaia in piazza contro la nuova Costituzione di Orban
A Budapest è il giorno di «Eroi, re, santi» mostra d’arte antica e contemporanea inaugurata oggi alla Galleria Nazionale voluta dal premier conservatore Viktor Orban, nome che inquieta sempre più Bruxelles. La Commissione Ue è pronta ad agire contro il governo conservatore ungherese per fermare alcune riforme della Costituzione in senso autoritario che Fidesz, il partito del premier al potere dal 2010, è riuscito ad assicurarsi forte della propria maggioranza dei 2/3 del Parlamento nazionale. Intanto una folla mai vista – 100mila secondo gli organizzatori, 70mila per gli osservatori – ha manifestato ieri sera a Budapest contro il governo di Orban: una mobilitazione senza precedenti a cui hanno risposto partiti di sinistra ed ecologisti, ma anche movimenti della società civile.
Duello sulla Banca centrale d’Ungheria
Il casus belli più importante fra Ue e Budapest è la riforma che mette sotto tutela la Banca centrale ungherese, un punto assolutamente inaccettabile per la Commissione, guardiana del diritto comunitario, perché si tratterebbe di una grossolana violazione dell’art. 130 del Trattato sul funzionamento dell’Ue. Il principio dell’indipendenza assoluta sancito da quest’articolo non riguarda solo la Bce di Francoforte, ma tutte le banche centrali nazionali dei Paesi membri, anche quando non sono ancora entrati nell’euro. L’ha spiegato bene oggi a Bruxelles il portavoce della Commissione, Olivier Bailly, ricordando che si tratta di una condizione essenziale per garantire «la stabilità dell’ambiente giuridico» in cui operano le istituzioni finanziarie, e che una violazione di questa norma non riguarderebbe solo la situazione nazionale ungherese, ma comprometterebbe l’indipendenza di tutto il Sistema europeo delle Banche centrali (Sebc) dell’Ue.
Nonostante due avvertimenti scritti del presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, Orban è andato avanti con la propria riforma, che mette il governatore della Banca centrale ungherese, Andras Simor, sotto l’autorità del presidente di un board allargato (comprendente anche i membri dell’autorità di controllo finanziario Pszf), e modifica anche l’organismo della Banca che decide i tassi d’interesse, rendendolo docile all’Esecutivo. Alle lettere di Barroso, del 16 e 28 dicembre, il premier ha risposto il 23 e il 30 dicembre, garantendo a parole la compatibilità col diritto Ue della riforma, approvata definitivamente lo stesso 30 dicembre. La Commissione sta esaminando il testo definitivo della riforma, che ha ricevuto in inglese stamattina, e deciderà la settimana prossima, con tutta probabilità, se avviare una procedura d’infrazione contro Budapest. L’Esecutivo Ue potrebbe dare un ultimatum al governo ungherese per modificare la sua legge costituzionale o far fronte a un ricorso in Corte europea di Giustizia entro pochi mesi, forse anche con la richiesta di sanzioni finanziarie. Uno scenario che veniva evocato come abbastanza probabile oggi a Bruxelles, se Orban non farà marcia indietro.
fonte www.ilsole24ore.com
Per noi non è una sorpresa constatare come si sta articolando l’operazione d’accerchiamento dell’Ungheria, che vede nelle nuove manifestazioni antigovernative l’ultimo tassello di questo progetto.
Il coraggioso Esecutivo guidato dal Primo Ministro Orban, supportato da una maggioranza parlamentare schiacciante che vede le istanze portate dal partito identitario dello Jobbik fatte proprie anche dai nazionalisti più moderati del Fidesz, il partito al governo, è reo d’aver osato mettere mano ad un tabù: la sedicente “libertà” bancaria e finanziaria.
Voler nazionalizzare la banca centrale d’Ungheria, cosa che dovrebbe essere presa ad esempio da tutti gli Stati dell’UE in questa fase della crisi, per i gruppi di potere liberisti è una vera e propria bestemmia. Per questo motivo cominciano a muoversi i burattini interni alla nazione magiara, che cercano di creare un clima di delegittimazione internazionale contro le decisioni del Governo Orban, necessarie per dare il pretesto ad ingerenze pesanti da parte della Corte di Giustizia europea, e a tutti quegli apparati internazionali ostili a vere misure che contrastino la svendita del Vecchio Continente e dei suoi popoli.
A quanto pare gli ungheresi non vogliono cedere alle richieste delle istituzioni bancarie internazionali, ed il tentativo di riportare la Banca Centrale nelle mani dello Stato è solo l’ultimo di una lunga serie di provvedimenti che, per tutto il 2010, ha visto Budapest ergere un muro contro i diktat di chi voleva per l’Ungheria un destino simile a quello della Grecia o dell’Irlanda.
Pur nella nostra vicinanza ideologica con lo Jobbik, ed aver nutrito dubbi in passato sul tentativo d’Orban di sorpassare a destra il vivace partito identitario, riteniamo che ad oggi solo l’Ungheria, nell’ambito del sodalizio dell’UE, abbia avuto il coraggio di affrontare vigorosamente il serpe liberista nel modo migliore.
Certo, anche l’Ungheria soffre della crisi economica, ma è solo grazie a chi attualmente ne regge le sorti che i nefasti effetti della passata apertura al libero mercato e alla finanza, possono dirsi attenuati da azioni politiche forti e radicali, che non hanno eguali se non nell’esempio dato dall’Islanda, con la sua uscita dal Fondo Monetario Internazionale.
La colpa maggiore del Governo Orban è quella di non essersi piegato al FMI e all’UE che volevano depredare il paese. L’obbligo per le banche private di assorbire le rilevanti perdite su mutui in valuta estera, la nazionalizzazione di fondi pensione per 13 miliardi di dollari, e le tasse straordinarie sui profitti commerciali, hanno permesso a molte famiglie di evitare di perdere la propria casa, e all’economia magiara di reggere bene i colpi della finanza internazionale.
Se questi risultati non piacciono ai puristi della democrazia poco c’interessa.
Noi, come sempre, siamo dalla parte di chi sta lottando per la sopravvivenza non di un sistema economico decadente e fallimentare, ma per quella del proprio popolo.
Per questo diciamo:
RESISTI UNGHERIA! RESISTI!

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