Tra i pacchetti sotto l’albero ho trovato – dono di due cari amici – un librettino che ho voluto leggere subito: “Tre pezzi facili sull’Italia”, di Michele Salvati. Si tratta della raccolta (pubblicata da il Mulino) di tre brevi, anzi brevissimi, saggi che trattano aspetti della storia italiana contemporanea.
Il secondo dei tre saggi, dedicato alla crisi economica, viene presentato dall’autore, nella prefazione, in termini accattivanti, e nasce la legittima aspettativa di un contenuto particolarmente importante.
La lettura, purtroppo, tradisce le aspettative. A parte una peculiare tesi sostenuta da Salvati (di cui parleremo tra pochissimo), si tratta infatti di un testo estremamente convenzionale, che si finge “originale” ma che in realtà adotta tutti i luoghi comuni dell’odierna analisi economica ortodossa. Salvati mostra di considerare veramente importanti e significativi concetti quali il PIL o il debito pubblico, che i fatti di questi ultimissimi anni hanno dimostrato (come sostenuto dai migliori economisti del XX secolo) essere assolutamente inidonei a spiegare alcunchè delle dinamiche economiche.
Ancora una volta, dunque, ci troviamo di fronte ad un autore colto e preparato, assai competente sugli argomenti che affronta, ma vistosamente non attrezzato ad affrontare la realtà del mondo di oggi.
Ma la ragione per la quale desidero presentare ai frequentatori del blog lo scritto di Salvati riguarda proprio la “peculiare tesi” cui accennavo un attimo fa. La tesi è questa: l’attuale crisi economica è l’eredità degli errori commessi dai governi di centro-sinistra succedutisi tra il 1963 ed il 1992, mentre i governi centristi della fase precedente (cioè, appunto, fino al 1963) governarono bene e compirono scelte corrette. Scrive Salvati: “le classi dirigenti del periodo tra la ricostruzione e il “miracolo economico” del 1959-1963 colsero in buona misura le occasioni di sviluppo insite nella Golden Age”. Prosegue affermando:
- che negli anni fino al 1963 i governi italiani seppero mantenere nelle loro mani scelte economiche importanti e commenta: “le scelte furono quelle opportune e le occasioni furono colte”;
- che la politica monetaria fu corretta;
- che la scelta di partecipare alla Comunità Economica Europea fu “vincente”, e così via.
Ora – per carità – apprezzo senz’altro l’onestà intellettuale di uno studioso che è anche un politico (anzi, un vero ideologo) dell’area del centrosinistra, il quale, pensando che i governi centristi abbiano governato meglio di quelli di centrosinistra, ha il coraggio di scriverlo! Ma il punto è che l’analisi di Salvati è a dir poco surreale. La storia del secondo dopoguerra italiano è ben nota ed è connotata dal più totale servaggio dei nostri governi verso le potenze vincitrici (intendendo per tali, come ben insegna l’avv. Eric Delcroix, non tanto i vincitori militari quanto piuttosto i vincitori economici); sostenere l’esistenza di importanti aree decisionali su cui i governi nazionali potevano esercitare poteri sovrani è davvero antistorico! La verità è che tutte le decisioni politiche-economiche di quegli anni ci hanno vincolati ad un percorso storico (che continua tuttora!) che, legandoci al carro dei vincitori, ci ha sottratto ogni spazio di manovra ed ha escluso qualsiasi possibilità per l’Italia di svolgere un ruolo attivo nello scenario internazionale. Pretendere, poi, che le scelte imposteci siano state così positive per i nostri interessi nazionali, significa sostenere il contrario del vero come è oggi sotto gli occhi di tutti.
Ma mi sembra che Salvati tocchi il fondo quando pretende che l’adesione alla CE (ora UE) sia stata vincente! Quell’adesione è stata l’antefatto dei disastri che oggi si chiamano BCE, Euro, soppressione dei diritti individuali e collettivi, e chi più ne ha più ne metta. Né si venga a dire che l’integrazione europea era, nelle sue fasi iniziali, qualcosa di bello e pulito, e che poi è degenerata, poiché è stato ampiamente spiegato (persino da me…) che i vari De Gasperi, Adenauer, Schumann, sapevano molto bene quel che facevano, ed il loro obiettivo era proprio la realizzazione dell’odierna UE!
Un’analisi, dunque, da rigettare totalmente.
L’anno prossimo chiederò ai miei amici di cambiare genere di regalo… magari una bottiglia di grappa…
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