domenica 11 settembre 2011

Ormai in Italia si prega Allah in chiesa.

Mai avrei immaginato di postare un articolo di Magdi Allam, personaggio verso il quale nutro infinite diffidenze. Ma questo suo scritto è veramente condivisibile. Aggiungo solo un brevissimo commento alla fine.

Ormai in Italia si prega Allah in chiesa per iniziativa e volontà del
sacerdote che dovrebbe aver votato la propria vita per testimoniare la verità unica ed
esclusiva in Gesù Cristo. E’ successo a Cantù, in provincia di Como, martedì
scorso 30 agosto, in occasione della Festa dell’Eid al-Fitr, la seconda
festa più importante della religione islamica che conclude il mese di digiuno del
Ramadan.
Nella Basilica di San Paolo il prevosto emerito di Cantù, don Lino Cerutti,
ha fatto trovare su un tavolino all’inizio della navata centrale e ha fatto
distribuire dei volantini contenenti preghiere islamiche per celebrare la
fine del Ramadan scritte dal filosofo Sejjed Hossein Nasr, dal mistico Rabi’a e
dal poeta Hafez, in cui si tessono le lodi di Allah e si esalta l’islam come la
religione eccelsa.
E’ vero che nello stesso giorno il capo dello Stato Napolitano ha ritenuto
di inviare gli auguri ai musulmani, arrivando a sostenere che il dialogo con l’
islam sarebbe “indispensabile presupposto affinché la società italiana
sappia interpretare le sfide del mondo contemporaneo e divenire sempre più libera,
aperta e giusta”. Che Il vice-sindaco di Milano Maria Grazia Guida si è
recata ad omaggiare gli islamici in preghiera con il velo in testa e che anche il
sindaco di Roma Gianni Alemanno ha visitato la Grande Moschea di Roma.
Ma un conto è prostrarsi agli islamici in moschea, un altro conto è
trasformare la chiesa in moschea. In linea di principio si è cristiani
perché si crede nella verità di Gesù Cristo, del Dio che si è fatto uomo, nato,
morto e risorto per redimere l’umanità, il suggello della profezia e il compimento
della rivelazione. Significa che se si crede in Gesù non si può in alcun
modo credere né che Maometto è un profeta autentico né che l’islam è una
religione veritiera. O si crede in Gesù o si crede in Maometto; o si è cristiani o si
è musulmani. Ma non si può assolutamente sostenere di credere in Gesù e al
tempo stesso legittimare Maometto come profeta; così come non ci si può professare
cristiani e al tempo stesso legittimare l’islam come religione. Chi lo fa
non è cristiano. Non si tratta di essere più o meno sincretisti. Semplicemente non
si è più cristiani. E se a legittimare Maometto e l’islam è un sacerdote,
ebbene commette un’eresia ed è passibile di apostasia.
Perché non si può relativizzare la verità storica e sacra di Gesù: o ci
credi o non ci credi. L’errore capitale in cui è incorso don Lino Cerutti è di
aver aderito all’ideologia del relativismo religioso che è la conseguenza della
trasposizione acritica della dimensione delle persone con la dimensione
della religione. L’immaginare cioè che per amare il prossimo, laddove l’amore per
il prossimo è il fondamento della fede cristiana, il comandamento nuovo
portatoci da Gesù, si debba sposare la religione del prossimo. Quindi per amare i
musulmani come persone si debba legittimare l’islam come religione, a
prescindere dai suoi contenuti, da ciò che è scritto nel Corano e da ciò che
ha detto e fatto Maometto.
Tutto ciò avviene in un contesto dove il relativismo religioso, a partire
dal Concilio Vaticano II, sta dilagando all’interno della Chiesa; mentre dall’altra
parte, intendo dalla parte dei musulmani e dell’ortodossia islamica, non
solo non hanno nulla a che fare con il relativismo ma, all’opposto, condannano
noi ebrei e cristiani come eretici perché avremmo deviato dalla retta via,
fortunatamente ritrovata con la rivelazione divina affidata a Maometto
elevando così l’islam ad autentico suggello della profezia. Siamo pertanto
doppiamente ingenui ed illusi: immaginiamo che relativizzando il cristianesimo per
legittimare l’islam loro si renderanno più disponibili nei nostri confronti,
mentre all’opposto finiamo per essere percepiti come una landa deserta che
merita di essere occupata dai musulmani.
Come? Con la proliferazione delle moschee. Ed anche qui la nostra ingenuità
e vocazione al suicidio ci porta ad offrirgliene noi prima ancora che le
chiedano loro. Noi vorremmo veder sorgere delle grandi moschee con cupola e minareto
a Milano, Bologna, Firenze, Napoli e ovunque in Italia. Loro, più
furbescamente, ci dicono che preferiscono delle piccole moschee diffuse sul territorio, per
potersi spartire il bottino considerando che tra loro non vanno affatto d’
accordo tranne che sull’obiettivo di islamizzare l’Italia, l’Europa e il
mondo libero, democratico e civile. Ci siamo trasformati in islamici più degli
islamici stessi prima ancora di essere costretti a convertirci all’islam.
Che cosa possono volere di più gli islamici da noi italiani ingenui, stolti,
ideologicamente collusi e votati al suicidio?
Magdi Cristiano Allam

Brevissimo commento. Opportunamente Magdi Allam evidenzia le responsabilità della Chiesa post-conciliare. Peccato però che non porti fino in fondo il suo discorso e non ricordi che, tra poco più di un mese, ad Assisi, S.S. Benedetto XVI farà esattamente ciò che ha fatto il prevosto di Cantù: cioè rinnoverà l'incontro di preghiera con i rappresentanti di tutte le sette e le superstizioni (tra cui l'Islam) inventato 25 anni fa dal suo predecessore. Da dove incomincia a puzzare il pesce...?    

1 commento:

  1. Oppure ci sono in giro cristiani così sereni e convinti della propria "verità" da non voler negare e combattere quella degli altri, e non sentire il bisogno di difendersene. Chissà.

    RispondiElimina