Proprietà della Moneta e Signoraggio in una interrogazione parlamentare di Antonio Di Pietro
Con immenso piacere apprendiamo la notizia della interrogazione parlamentare di Antonio Di Pietro, presentata lunedì 30 maggio 2011, nella quale, «premesso che: l’emissione della moneta è obbligatoriamente collegata alla generazione del signoraggio che è rappresentato dal guadagno e dal potere in mano al soggetto predisposto alla creazione della moneta. Il signoraggio, dunque, è l’insieme dei redditi derivanti dall’emissione di moneta.» chiede «se alla luce di quanto descritto in premessa il Governo non intenda intervenire, anche nelle competenti sedi europee, per verificare la compatibilità delle teorie elaborate dal procuratore generale della Repubblica Bruno Tarquini e dal professor Giacinto Auriti con i Trattati dell'U.E. e il principio costituzionale delal sovranità monetaria.
Il signoraggio bancario, che il nostro professor Giacinto Auriti ha, fin dai primi anni 70, continuamente combattuto e osteggiato con numerose iniziative giudiziarie, è definitivamente entrato nel mondo politico.
Il signoraggio bancario, che il nostro professor Giacinto Auriti ha, fin dai primi anni 70, continuamente combattuto e osteggiato con numerose iniziative giudiziarie, è definitivamente entrato nel mondo politico.
Di seguIto il testo integrale della interrogazione.
ANTONIO DI PIETRO.
– Al Ministro dell’economia e delle finanze. – Per sapere – premesso che:
l’emissione della moneta è obbligatoriamente collegata alla generazione del signoraggio che è rappresentato dal guadagno e dal potere in mano al soggetto predisposto alla creazione della moneta. Il signoraggio, dunque, è l’insieme dei redditi derivanti dall’emissione di moneta. Il premio Nobel Paul R. Krugman, nel testo di economia internazionale scritto con Maurice Obstfeld, lo definisce come il flusso di «risorse reali che un governo guadagna quando stampa moneta che spende in beni e servizi»;
storicamente, il signoraggio era il termine col quale si indicava il compenso richiesto dagli antichi sovrani per garantire, attraverso la propria effigie impressa sulla moneta, la purezza e il peso dell’oro e dell’argento;
oggi, invece, alcuni studiosi di economia imputano al moderno signoraggio una
dimensione che va ben al di là di una semplice tassa, in quanto il reddito monetario di una banca di emissione è dato solo apparentemente dalla differenza tra la somma degli interessi percepiti sulla cartamoneta emessa e prestata allo Stato e alle banche minori e il costo infinitesimale di carta, inchiostro e stampa sostenuto per produrre denaro. Apparentemente, in quanto, de facto, il signoraggio moderno è eclissato nella contabilità dall’azione di dubbia legittimità della banca emittente che pone al passivo il valore nominale della banconota. In buona sostanza, la banca dichiara di sostenere per la produzione della carta moneta un costo pari al suo valore facciale (euro 100 per una banconota del taglio di 100 euro);
le Banche centrali sono le istituzioni che raccolgono sia la ricchezza, sia il profitto da
signoraggio che dovrebbero essere trasferiti, una volta coperti i costi di coniatura, alla
collettività rappresentata nello Stato;
tale signoraggio è il cosiddetto signoraggio primario poiché deriva dall’abilità che possiede la Banca centrale di emettere moneta stampandola e immettendola nel mercato. Si tratta del signoraggio che sta a monte di tutto il sistema monetario, poiché si colloca nel momento di emissione della moneta;
questo processo non è però l’unico che permette l’aumento della massa monetaria in
circolazione nel circuito economico. Esiste, infatti, un secondo meccanismo
il signoraggio secondario è il guadagno che le banche commerciali ricavano dal loro
potere di aumentare l’offerta di moneta estendendo i loro prestiti sui quali ricevono interessi e, negli ultimi decenni, con l’introduzione di nuovi strumenti finanziari quali, ad esempio i derivati;
con riferimento al sistema monetario attuale, da anni si discute sia in ambito accademico sia in ambito sociale sulle incongruenze relative alla proprietà del valore della moneta al momento della sua emissione: un valore che, in buona sostanza, non verrebbe riconosciuto in capo al suo creatore, ovvero la collettività, il popolo, ma che piuttosto le verrebbe sottratto;
principio fermo di ogni democrazia è che la «sovranità» appartiene al popolo e la nostra
Carta costituzionale sancisce chiaramente questo principio all’articolo 1;
ne consegue che derivazione diretta di tale sovranità è anche la sovranità monetaria, che determina il potere di chi detiene il controllo della moneta e del credito;
essendo il popolo a produrre, consumare e lavorare, la moneta, sin dal momento in cui
viene emessa da una qualsiasi Banca centrale dovrebbe, in linea di principio, come
affermato da molti studiosi, diventare proprietà di tutti i cittadini che costituiscono lo Stato, il quale però non detiene il potere di emettere moneta;
la distorsione alla base della sovranità monetaria è stata oggetto di uno studio da parte del procuratore generale della Repubblica Bruno Tarquini che sul punto ha scritto il libro "La banca, la moneta e l’usura", edizione Controcorrente, Napoli, 2001. Secondo il procuratore generale Bruno Tarquini, lo Stato avrebbe avuto i mezzi tecnici per esercitare in concreto il potere di emettere moneta e per riappropriarsi di quella sovranità monetaria che avrebbe permesso di svolgere una politica socio-economica non limitata da influenze esterne, ma soprattutto liberandosi di ogni indebitamento;
anche il professor Giacinto Auriti, docente fondatore della facoltà di giurisprudenza di Teramo, ha compiuto numerosi studi sulla sovranità monetaria e sul fenomeno del signoraggio;
in particolare, il professor Giacinto Auriti ha sostenuto che l’emissione di moneta senza
riserve e titoli di Stato a garanzia per la realizzazione di opere pubbliche non creerebbe
inflazione in quanto corrisposto da un eguale aumento della ricchezza reale, e che le Banche centrali ricaverebbero profitti indebiti dal signoraggio sulla cartamoneta, dando origine in tal modo al debito pubblico;
altra denuncia compiuta dal professor Giacinto Auriti è quella relativa alla totale assenza al livello giuridico di una norma che stabilisca in maniera univoca di chi sia la proprietà dell’euro all’atto della sua emissione. Per tali ragioni, ad avviso del professor Auriti, risulterebbe impossibile individuare chi sia creditore e chi debitore nella fase della circolazione della moneta e i popoli europei non sapranno mai se siano «creditori» (in quanto proprietari) o «debitori» (in quanto non proprietari) per un valore pari a tutto l’euro che viene messo in circolazione -:
se alla luce di quanto descritto in premessa il Governo non intenda intervenire, anche nelle competenti sedi europee, per verificare la compatibilità delle teorie elaborate dal procuratore generale della Repubblica Bruno Tarquini e dal professor Giacinto Auriti con i Trattati dell’Unione europea e il principio costituzionale della sovranità monetaria, anche al fine di chiarire di chi sia la proprietà dell’euro al momento della sua emissione, quale sia la natura giuridica della moneta emessa dalle banche commerciali e, infine, quale sia la reale efficacia degli strumenti di controllo a disposizione della Banca centrale sulla massa monetaria messa in circolazione dalle banche commerciali. (4-12113)
Antonio Di Pietro saprà veramente quel che sta dicendo?
Saprà che non è il primo ad affrontare questi temi? Saprà che ha avuto illustri predecessori... che uno è finito appeso per i piedi, un altro in un bunker a Berlino... un altro ancora si è fermato a Dallas, ed era il 22 novembre del '63, ed un quarto, che si chiamava Abraham Lincoln, ci raccontano che fu assassinato da un razzista sudista... Sì, un razzista sudista. Certo. Buonanotte.
Tranquilli, nessuno torcerà un capello al nostro simpatico Tonino. Semplicemente, la sua interrogazione rimarrà priva del benchè minimo riscontro, e tutto proseguirà come prima.
Però: quando il primo studio di Storia Monetaria dell'Umanità?
Però: quando il primo studio di Storia Monetaria dell'Umanità?
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