Giunge la confessione ufficiale: “La Federal Reserve Usa non possiede nemmeno un’oncia d’oro”. Lo ha ammesso, il primo giugno, Alvarez Scott, avvocato della Federal Reserve il banco centrale (privato) degli Stati Uniti, nel corso di un dibattito con il congressista repubblicano Ron Paul. Scott ha dichiarato è dal 1934 – dalla grande crisi economica e finanziaria Usa “risolta” da Roosevelt imponendo ai suoi cittadini di entrare in guerra contro l’Italia e la Germania – che la Federal Reserve non possiede alcuna riserva di oro, e nemmeno di argento. Poveri Usa e poveri americani.
Tutta la storia romantica dell’avventurosa conquista del West, la corsa dell’oro, la ricerca del mitico Eldorado fin nell’Alaska acquistata dalla Russia, le pepite di Paperon De Paperoni, la leggenda della loro moneta forte, simbolizzata da $ che significa convenzionalmente “oro”, tutto ciò è un sogno che giunge alla fine. Una fine annunciata già dal momento comico-drammatico del 15 agosto 1971, quando il presidente statunitense Richard Nixon dichiarò che nemmeno i dollari conservati dagli stranieri erano più convertibili in oro.
La soppressione della convertibilità totale del dollaro in oro fu commentata dai più savi come una dichiarazione implicita se non di bancarotta quantomeno di insolvenza: i petrodollari di allora, come i sino dollari di oggi invadono infatti il mondo ma sono per l’80 per cento semplice carta straccia. Si è vociferato, in passato, che i lingotti del Tesoro Usa, conservati a Fort Knox assieme a quelli “prestati in deposito” dagli Stati sconfitti in guerra, siano stati al tempo venduti sottobanco e sostituiti da patacche in tungsteno (si tratta di 8.133,5 tonnellate di oro, dunque, in gran parte vendute in passato e sostituite da oro falso). Come tutti sanno ma nessuno dice – quando si accetta di essere sudditi lo si resta a vita – che il dollaro negli ultimi decenni è stato stampato in quantità enormemente superiore al supporto in oro (che si credeva) in possesso alla Fed; adesso si scopre che la Fed non possiede da tempo l’oro, quindi il dollaro è supportato da un bel niente!
Conclusione: vale ancora meno di quanto si potesse immaginare. In verità il dollaro, anche dopo il 1971, ha continuato ad essere usato come moneta internazionale grazie al fatto che il petrolio, il prodotto più importante, è scambiato in dollari, e da qui si comprende bene l’ostilità americana con cui era stata accolta la proposta più volte avanzata da Stati produttori, non ultimi Iraq (di Saddam) e Iran attuale, di scambiare il petrolio in euro. Ma la potenza economica Usa è ormai solo un’immagine, destinata ad offuscarsi a mano a mano che anche la sua potenza militare diventa più incerta. E l’arrampicarsi sugli specchi della finanza virtuale e la continua profusione ed emissione di biglietti verdi (svalutati), fa somigliare sempre più la ricchezza Usa a quella accumulata nei mondi fittizi d’internet. La fine del dollaro (e di conseguenza il declino degli Usa) è alle porte.
Paolo D’Arpini
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