Dal sito wordpress.thule-italia.net:
Morire di euro?
The Euro Is Killing Europe. From Cyprus to Portugal, the common currency has been a disaster.
Are the best days of the European Union already behind it? Just a few months ago, having won the Nobel Prize for Peace, it could boast of decades without a major war, the westward turn of the former Soviet satellites, and flourishing internal trade. But now its one big mistake — the euro — threatens to tear the union apart.
Fonte www.foreignpolicy.com
Proponiamo alla vostra attenzione questo interessante articolo tratto dal sito del Foreign Policy, in cui si valutano in poche e chiarissime parole tutte le storture poste alla base del processo di unificazione monetaria dell’area euro.
In questi giorni di sussulti, caratterizzati dai contraccolpi della crisi cipriota, gli analisti anglosassoni di FP si domandano come si poteva sperare che una valuta senza Stato, l’euro, potesse reggere l’urto di una situazione come quella che stiamo vivendo, in cui tutti i nodi sbagliati stanno venendo al pettine della sofferenza economica in cui si trova il Vecchio Continente.
L’euro ucciderà l’Europa?
Non è una questione di peregrino scetticismo nei riguardi del processo d’integrazione continentale, quanto la lucida preoccupazione che il burrone in cui siamo caduti sarà estremamente lungo, e che a schianto avvenuto ci ritroveremo tutti con le ossa rotte. Nessuno escluso.
La leggerezza con cui la nostra classe dirigente si è imbarcata nel progetto euro ci appare, con sempre maggior nitidezza, come un vero e proprio crimine.
L’Italia, per restare in casa nostra, non era in grado di essere culturalmente preparata ad affrontare legami reali con nazioni che pretendono (giustamente) che i patti vengano rispettati. La vecchia Comunità Economica era una barzelletta, più simile ad un circolo proloco che una vera unione. Il salto ad occhi chiusi nella moneta che dal 1999 è stata più croce che delizia, si sta rivelando per quello che è: un pericoloso azzardo.
Abbiamo “giocato” alla roulette russa con l’economia globalizzata, pensando (come sempre) di essere più furbi di tutti, e che alla fine avremmo tratto massima resa da minimi sforzi. In questo casinò siamo stati in buona compagnia a farci affettare come prosciutti; l’acronimo PIIGS, cui si sono aggiunte nel frattempo altre lettere, non è stato coniato certo per cattiveria teutone ma per un dato di fatto indiscutibile, che trae ragione dal nostro approccio superficiale con il mondo contemporaneo e le sue regole.
La questione ora è se potremo andare avanti ancora per molto, o arrenderci senza condizioni alla BCE. La Grecia, Cipro, la Spagna e il Portogallo hanno già perso la loro sovranità, in nome della permanenza nell’area euro. Noi italici siamo ancora qui che cerchiamo di tenere il naso fuori dal letame, che è ormai arrivato alla soglia del mento.
Uscire dall’euro, così come troppi palloni sgonfiati propongono nei loro comizi, sarebbe un nuovo azzardo. Potrebbe andare bene (il condizionale è d’obbligo), o potremmo finire con il dover ipotecare il nostro futuro per i prossimi mille anni. Oppure potremmo augurarci che la storia riservi ancora delle sorprese, e che questa Europa di banche e mercanti sia sostituita da qualche cosa di migliore.
I sogni possono realizzarsi, se si combatte, e non possono certo essere imbrigliati dalle agenzie di rating.
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