mercoledì 27 giugno 2012

Il governo Monti e il "contratto sociale".

Gli scritti di Francesco Mario Agnoli sono sempre acuti ed istruttivi, e mi rincresce di non averne postati finora abbastanza. Incomincio a rimediare con questa ineccepibile replica alle superficialità di Mister Monti.
Dal sito www.ariannaeditrice.it:

Il 21 giugno, intervenendo alla cerimonia per il 238° di fondazione della Guardia di Finanza, fra le altre cose Mario Monti ha detto che “l'evasione fiscale  mina il patto tra Stato e cittadini”.
   Probabilmente  molti filosofi  della storia e della politica troverebbero da ridire  sentendo  descrivere lo  Stato come un'entità distinta dai cittadini e  replicherebbero che i cittadini sono lo  Stato e metterebbero in campo, in luogo del patto montiano, il contratto  sociale, che, al di là delle definizioni del Rousseau, che in realtà hanno soltanto reso confuso un concetto altrimenti chiaro,  è un patto fra  cittadini, cioè fra eguali senza interventi di entità superiori..
   Tuttavia i filosofi hanno torto e Monti ragione, perché, soprattutto oggi, la situazione è esattamente   quella da lui descritta. Da una parte la  grande massa dei cittadini, dall'altra lo Stato, che si materializza o s'incarna nelle oligarchie  che, essendosi assicurate in esclusiva l'esercizio del potere, parlano, decidono, impongono in suo nome e quando ne avvertono la necessità, in particolar per scongiurare il rischio della protesta non più controllabile contro una casta eccessivamente chiusa e impenetrabile, scelgono  gli uomini (e le donne) da cooptare, dopo adeguato tirocinio,  nelle proprie fila.
   Ciò non toglie che  il patto invocato dal principe dei tecnocrati effettivamente esista. Perfino le tirannie ne hanno bisogno, perché le clausole del patto segnano il limite che gli oligarchi e gli stessi tiranni sanno di  non dovere superare    per non spingere il popolo a riprendersi con la forza il potere che gli appartiene. 
    Il patto Stato-cittadini  non deve essere necessariamente scritto e anche quando lo è rimangono molte clausole fondate sulla tradizione o sopra  taciti accordi specifici, materia per materia, di reciproca tolleranza (il fenomeno è stato particolarmente evidente negli ultimi anni dell'Unione Sovietica). In ogni caso nelle  democrazie il patto  ha quasi sempre forma scritta, si traduce nelle Costituzioni, soprattutto nei cosiddetti “principi generali”, che conservano  tracce  più o meno forti ed evidenti anche del  contratto sociale,  che, come si è appena detto,   se ne distingue perché  ha come parti contraenti unicamente  i cittadini. 
     Mario Monti ritiene l'evasione fiscale una grave violazione del patto Stato-cittadini  e potrebbe avere ragione se non fosse che  proprio  il suo governo (certamente non per primo, ma proseguendo ed aggravando pratiche  consuete  delle italiche  oligarchie di governo) ha a sua volta violato  alcune condizioni fondamentali  del patto, tanto importanti da meritare di essere espressamente  inserite nella Costituzione.  In particolare l'art. 47 che, fra le altre cose, impone alla Repubblica di favorire la “proprietà dell'abitazione”, e l'art. 53  che  rapporta il contributo dei cittadini alla spesa pubblica (cioè l'imposizione fiscale) alla loro capacità contributiva e stabilisce  la progressività dell'imposizione (cioè chi possiede di più è tenuto a partecipare alla spesa pubblica in misura anche percentualmente maggiore di chi possiede di meno).
    Semplificando al massimo  e attenendoci alla più stretta attualità (del resto qualunque cosa lui ne pensi anche Monti non passerà alla storia né della politica né dell'economia),  è evidente che entrambe  queste regole vengono  violate dall'Imu Questa, difatti, da un lato  ostacola l'accesso all'abitazione e addirittura  ne favorisce la dismissione e la  perdita a danno di molti che hanno avuto difficoltà a procurarsela e non possono più mantenersela,  e, dall'altro,   ha natura di  imposizione patrimoniale, che, in quanto prende in considerazione un unico fattore (possesso di beni immobili) prescinde completamente non solo dalla capacità contributiva (che viene in genere rapportata al reddito), ma  perfino dall'ammontare del patrimonio..
   Intendiamoci. Non sto sostenendo la legittimità dell'evasione fiscale, ma solo l'infondatezza  delle argomentazioni paragiuridiche di  mister Monti. L'evasione fiscale, che potrebbe configurarsi come un atto di legittima difesa nei confronti di  uno Stato (cioè di oligarchie) che per primo ha  violato  il patto Stato-cittadini), resta invece moralmente riprovevole e  illegittima  perché, comportando una distorta e iniqua distribuzione dei carichi fiscali (anche se eventualmente iniqui) fra evasori e non evasori, viola anche il contratto sociale, cioè il patto fra cittadini, che non vkiene meno per le inadempienze dello Stato.

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