Di giorno in giorno le analisi sull'operato (e sulle finalità) della BCE e delle altre istituzioni europee diventano sempre più precise e condivise. La pentola è stata scoperchiata. Ad eccezione di alcuni curiosi figuri quali Casini, Fini, Napolitano e pochi altri, ormai gli euro-fan (quelli che fino all'anno scorso imperversavano e pontificavano!) bisogna cercarli con il lanternino. E' vero che il nostro Parlamento continua a approvare tutto ciò che arriva dall'UE, ma per fortuna gli umori popolari sono ben diversi.
Propongo un nuovo articolo, breve ed ineccepibile, su questi argomenti.
Dal sito www.marcodellaluna.info:
La BCE difende l'Euro, le banche, ma non gli europei di Marco Della Luna
Paradossalmente, l’agonia dell’Euro, del debito pubblico, dello spread, con
tutti i sacrifici, la recessione e le tasse che ad essa conseguono, è voluta
e mantenuta dai poteri europei: infatti dipende dalla scelta di proibire
alla BCE di comperare le emissioni di debito pubblico sul mercato primario,
alle aste, cioè da fare da vera banca centrale di emissione, così da
impedire alla radice la speculazione. I Brics, gli USA, il Giappone, hanno
banche centrali che fanno le banche centrali; perciò, sebbene gravati da
debiti pubblici anche molto più alti dell’Italia, non hanno problemi con la
speculazione, perché le loro banche centrali garantiscono l’acquisto.
La pseudo-banca centrale detta BCE è voluta in quanto fa gioco agli
speculatori finanziari, per ragioni di profitto; agli USA, per ragioni
geostrategiche; alla Germania, perché ne trae benefici finanziari,
competitivi, egemonici; al capitalismo in generale, perché gli consente di
minacciare le nazioni con lo spauracchio dei tassi e del default per
costringerle ad abbattere lo stato sociale, i diritti dei lavoratori e dei
risparmiatori; a smantellare il ruolo economico del settore pubblico; e in
generale a affidare definitivamente la politica ai banchieri. Questo dato di
fatto sarebbe la prima cosa da dire nell’informazione economica, ma i mass
media ne parlano con molta cautela.
La linea della BCE è quanto di meno trasparente e di meno democratico si
possa concepire: interviene comperando sul mercato secondario, in deroga al
proprio statuto, ogniqualvolta i tassi sui bond di un paese eurodebole
salgono tanto che il paese colpito potrebbe uscire dall’Eurosistema, ma
niente fa per rimediare alle cause strutturali delle impennate dei tassi, né
dei crescenti squilibri delle bilance commerciali intracomunitarie, né del
costante peggioramento del pil, dell’occupazione, dell’economia reale, di
molti Stati membri.
Una difesa sostanziale, la BCE la fa solo in favore delle banche europee,
finanziandole a bassi tassi (1%), molto largamente, e senza curarsi che
almeno una quota degli oltre 1000 miliardi prestati loro vada a finanziare
l’economia reale anziché attività speculative, magari rivolte contro Stati
eurodeboli.
Pare proprio che l’obiettivo della BCE sia di trattenere le rane nella
casseruola finché non siano cotte, dispensando loro una boccata di ossigeno
e generose rassicurazioni quando si sentono scottare e pensano di saltar
fuori, come è avvenuto ad esempio oggi, allorché nella mattinata lo spread
btp/Bund è schizzato oltre 530 p.b., e Draghi ha reagito dichiarando che
uscire dall’Eurosistema è impensabile, che recentemente si sono fatti molti
passi avanti, e che la BCE farà tutto ciò che occorre per impedirlo – al che
lo spread è presto sceso a 470 p.b., e la borsa italiana ha recuperato il 5%
mentre l’Euro è risalito a 1,23 sul Dollaro.
Pare, insomma, che si voglia tenere i paesi eurodeboli in un meccanismo che
aggrava i loro problemi e svuota le loro economie reali, ma al contempo li
mantiene artificialmente in vita con una fleboclisi monetaria, aumentando la
loro dipendenza da organismi autocratici giuridicamente irresponsabili e di
tipo bancario, come la BCE e il nascente MES, Meccanismo Europeo di
Stabilità. Da simili fatti traspare un disegno superiore, oligarchico,
dirigistico, che non viene dichiarato, ma viene portato avanti senza
interesse per le condizioni di vita delle nazioni, bensì con interesse
centrato sul piano finanziario: espressione del fatto che, per l’odierna
strutturazione del potere reale, l’economia della produzione e dei consumi,
quindi gli stessi popoli, che di quell’economia costituiscono gli attori,
sono divenuti superflui – ed è questa la vera rivoluzione che introduce il
nuovo millennio.
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