sabato 16 febbraio 2013

Nessuno è mai morto per il libero mercato!

Ragionando sul "libero mercato", Gabriele Gruppo ritorna con la memoria agli anni in cui frequentava quei posti poco eleganti che sono la "destra radicale" e la sua musica... Ne nasce questa riflessione (dal sito wordpress.thule-italia.net):

Ci domandiamo in questo periodo così carico di tensioni, in che misura ormai un modo d’interpretare l’economia abbia decisamente travalicato i suoi argini, invadendo ogni aspetto della nostra vita.
Quanto siamo condizionati dal libero mercato?
Tanto, troppo, per alcuni soggetti addirittura sarebbe impensabile che i popoli occidentali possano fare a meno di questa invadente e perniciosa presenza quotidiana, che sembra sempre più intenzionata ad accompagnarci in ogni fase dell’esistenza.
Da qualche giorno soffermiamo il pensiero su di una canzone della destra identitaria italiana (per chi non la conoscesse VEDI), in cui nelle strofe finali si afferma: “…non mi sembra siano morti gridando viva il libero mercato!”.
Il fulcro del problema sta tutto qui; nessuno è mai morto per il libero mercato, nemmeno coloro che l’hanno concettualmente partorito. Magari fossero morti prima di questo “parto”, ci saremmo risparmiati l’innesto di un mostro in seno alla civiltà occidentale, il cui frutto maturo ci sta rendendo succubi di un gioco al massacro fatto di speculazione criminogena, di finanza apolide, di regole fatte per non essere rispettate, ecc.
In fondo, ragionando bene, chi sarebbe disposto a morire per difendere questa nemesi di ogni vera cultura?
Forse solo un idiota o uno statunitense (che sovente sono sinonimi), di altri soggetti ne dubitiamo.
Popoli e nazioni possono fare a meno del libero mercato, ogni civiltà ha la capacità di elaborare nuove forme di organizzazione economica, stabilendo magari criteri etici e sociali più equi che non debbano dar conto del loro operato a coloro che hanno nel denaro virtuale una sorta di divinità, celebrata ogni giorno sui mercati.
Noi disprezziamo il libero mercato, e poco ci interessa quanto le nostre parole possano suonare demagogiche o retoriche. Meglio la retorica che gli indici di borsa, o le fluttuazioni del prezzo delle materie prima; vere armi di distruzione di massa, poste come una spada di Damocle sul futuro non solamente dell’Italia o dell’Europa ma dell’intero pianeta.
Cerchiamo di non far definitivamente surgelare le nostre radici da un’allucinazione!

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