giovedì 26 maggio 2011

Proposta di legge di iniziativa popolare


I problemi connessi al signoraggio monetario e all'adozione dell'Euro sono ormai sufficientemente noti, ed esistono molti siti e molte pubblicazioni che diffondono notizie in proposito, creando una necessaria consapevolezza nell'opinione pubblica.
Tuttavia, pare che nessuno voglia assumere iniziative concrete per affrontare veramente queste realtà.
E' peraltro di questi ultimi giorni la notizia di una proposta di legge di iniziativa popolare, che l'Associazione Italiani Liberi patrocina presentandola con queste parole:  

Non abbiamo quasi nessuna possibilità di salvarci dalle negative conseguenze dell'Euro che diventeranno sempre più pesanti per la nostra economia dato che i risparmi imposti dall'Ue a causa del debito uccidono tutte le energie e le attività economiche e culturali. Purtroppo nessun partito si fa promotore  dell'abbandono dell'Euro, malgrado si tratti di una decisione fondamentale da prendere prima che tutto l'edificio crolli per la sua mancanza di fondamenta.
Gli Italiani Liberi, convinti di questa necessità, vogliono far conoscere a tutti i loro amici l'esistenza di questa proposta di legge popolare, organizzata dall'amico monetarista Savino Frigiola, pubblicandone il testo e invitandoli, se vogliono, a farla conoscere a loro volta. 

Proposta di legge di iniziativa popolare

Mi pare giusto accogliere l'invito e chiedo quindi ai frequentatori del blog di fare circolare la notizia.

2 commenti:

  1. Carissimo Alberto,
    innanzitutto complimenti per l'iniziativa del blog.
    Riguardo l'iniziativa relativa all'uscita dall'euro è intuile che dica come condivida in pieno, serve buonsenso, non lauree economiche...
    Inoltre sarebbe interessante approfondire le solite ricette monouso del FMI che impongono,assieme a BCE & co. agli stati in crisi ( ultimo esempio illuminante la Grecia).
    Sei Indebitato per i modelli economici e sociali che ti ho imposto e non riesci a venirne fuori? Bene, ti indebito ulteriormente e per un periodo ancora più lungo, a tassi improponibili e ti impongo di "privatizzare" ( = svendere agli amici degli amici...) i gioielli di casa, le ricchezze nazionali.
    Ed è sconcertante vedere come questa ricetta venga applicata allo stesso modo tanto in Grecia quanto in Benin o in Bangladesh...
    Un caro saluto
    Gigi Cabrino

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  2. Sono felice che un economista (che però non è solo un economista, è molto altro e molto di più...) come Gigi Cabrino sia intervenuto con un commento favorevole. Affinchè i lettori comprendano che non si tratta di un "delirio", ritengo opportuno pubblicare un articolo del 17 novembre 2010,a suo tempo apparso su molte testate:

    Paolo Savona, ex ministro e presidente del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, ha proposto che l'Italia si liberi del "cappio europeo che si va stringendo al collo", considerando la convenienza di uscire dall'Euro o dall'Unione. Si tratta della prima figura autorevole, rappresentativa di una parte dell'establishment politico-economico, a rompere il tabù imposto negli ultimi vent'anni, e a mettere in discussione una scelta che per l'Italia si sta rivelando sempre più disastrosa.
    In una lettera al direttore de Il Foglio, Savona ha scritto il 10 novembre che entrando nell'Euro fin dalla sua nascita, l'Italia ha accettato "il vincolo esterno nella promessa di un futuro migliore che non si è realizzato; anzi stringe la corda attorno al collo che si è volontariamente posta".
    Ben presto si è capito che una moneta senza governo non avrebbe funzionato; data l'impossibilità di governare la moneta con un organismo politico, fu introdotta una "governance delle regole", e cioè i parametri di Maastricht e il Patto di Stabilità. Però, il meccanismo è fallito e ora si cerca di riformarlo senza passare per i Parlamenti, come prevede il Trattato, e farlo approvare direttamente dai capi di stato. "Dal governo delle regole si passa al governo del loro aggiramento. L'Italia si troverà di fronte a uno di quei momenti storici che richiedono una scelta importante (...)
    "Anche se si fa finta che il problema non esista, il cappio europeo si va stringendo attorno al collo dell'Italia. È giunto il momento di comprendere che cosa stia effettivamente succedendo nella revisione del Trattato di cui si parla e nella realtà delle cose europee, prendendo le necessarie decisioni; compresa quella di esaminare l'opportunità di restare o meno nell'Unione o nella sola euro area, come ha fatto e fa il Regno Unito gestendo autonomamente tassi di interesse, creazione monetaria e rapporti di cambio. Se l'Italia decidesse di seguire il Regno Unito – ma questa scelta va seriamente studiata – essa attraverserebbe certamente una gravi crisi di adattamento, con danni immediati ma effetti salutari, quelli che ci sono finora mancati: sostituirebbe infatti il poco dignitoso vincolo esterno con una diretta responsabilità di governo dei gruppi dirigenti. Si aprirebbe così la possibilità di sostituire a un sicuro declino un futuro migliore attraverso il reimpossessamento della sovranità di esercitare scelte economiche autonome, comprese quelle riguardanti le alleanze globali".

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