mercoledì 20 giugno 2012

Oltre l'Occidente, il nuovo libro di Ida Magli.

Bell'articolo di Ida Magli in occasione della presentazione del suo ultimo libro, Oltre l'Occidente, alla Libreria Feltrinelli di Roma.
Da sito www.italianiliberi.it:

 Domani, martedì 19 giugno alle 18.00, siete tutti invitati alla Libreria Feltrinelli di Via Orlando in Roma, a discutere della situazione in cui ci troviamo, prigionieri di politici che hanno rinunziato al loro ruolo per permettere ai banchieri di distruggerci come “Nazione”, come “Stato”, come “popolo” attraverso un unico strumento, quello finanziario. Il libro che sarà presentato domani, parlandone insieme agli amici Barbara Palombelli e Giordano Bruno Guerri, si intitola “Dopo l’Occidente” perché io sono convinta che della nostra civiltà, italiana, francese, tedesca, di quella di tutti i Popoli d’Europa, non rimarrà nulla, sopraffatta dalle invasioni africane, musulmane, cinesi, ma soprattutto dalla volontà di ucciderci che anima i nostri governanti. I banchieri ne sono lo strumento più rapido e più spietato.
 Ma il libro è stato scritto anche con una segreta, disperata speranza: che ciò che affermo non avvenga; che parlandone, discutendone, mettendo il quadro davanti agli occhi di tutti, qualcuno sia spinto ad agire per impedirlo. Saremmo ancora in tempo, infatti, se domani, non più tardi di domani, l’Italia desse il segnale della ribellione al suicidio, della volontà di riappropriarsi di se stessa, della propria identità, della propria cultura, della propria storia, quella storia attraverso la quale siamo riusciti con tanta fatica e tanto coraggio a diventare liberi, liberi del dominio papale, del dominio austriaco. Liberi, liberi, liberi, ma vi rendete conto? Come si è potuto pensare di far ritornare gli Italiani ad obbedire agli stranieri? Chi ha potuto credere che gli Italiani, e non soltanto gli Italiani, ma tutti i popoli d’Europa non sarebbero morti, morti nell’anima, prima ancora che nelle proprietà e negli affari, così come appaiono oggi, nel trovarsi prigionieri e fustigati di volta in volta da un tal ignoto belga, da un talaltro ignoto tedesco, sudditi di un impero surreale, creato a tavolino da quei pochi potenti che aspirano al governo mondiale e che debbono necessariamente perciò distruggere le nazioni, i singoli popoli.
 L’Europa unita non esiste e non può esistere salvo che inducendo i popoli alla morte politica e civile; facendoli guidare, dominare da banchieri nel nome del denaro, della moneta. Oggi ne abbiamo avuto l’ennesima prova. La Borsa va male, come al solito, o perfino peggio del solito. Tutti quelli che credevano e speravano che in base ai risultati delle elezioni in Grecia, interpretati come una risposta “pro euro”, finalmente la Borsa avrebbe cominciato a dare qualche segnale positivo, esprimono il proprio disappunto come se davvero la catastrofe provocata dall’unificazione europea potesse essere annullata con il grido di sottomissione emesso dalla vittima all’ultimo respiro nel momento in cui il carnefice sta per stringerle definitivamente il cappio al collo. I Greci hanno appunto detto di sì perché avevano il cappio al collo. I governanti, politici e banchieri, che esultano per questo risultato, si rivelano per quello che sono: ripugnanti usurai che la penna di Balzac non sarebbe sufficiente a descrivere.
 La cosa più tragica, poi, è che non sono soltanto avidi usurai: tutti i banchieri, salvo le rare eccezioni di coloro che hanno accumulato grandissime ricchezze riducendo sul lastrico milioni di persone, sono di mediocrissima intelligenza e commettono enormi errori nella loro cupidigia come dimostrato dalle crisi di cui stiamo pagando il conto dal 2008 a oggi. Non sono stati forse i banchieri a scrivere il trattato di Maastricht, capolavoro d’ ignoranza e di falsità, a progettare la moneta che ci ha portato al disastro? Non c’è nulla di più vergognoso e di più stupido, quindi, che mettere a capo delle istituzioni di governo dei banchieri. Dobbiamo trovare il modo per liberarcene. Di questo vogliamo discutere domani, guardando allo scenario del “Dopo l’Occidente” con rigore critico ma anche con un ultimo filo di speranza.

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