mercoledì 6 giugno 2012

Europa: la crisi oltre l'economia.

Nel commentare un articolo tratto dal sito "The European Concil on Foreign Realations", relativo ai recenti interventi del Presidente Obama sulla politica europea, Gabriele Gruppo propone un'analisi della crisi che, ad una lettura molto superficiale, potrebbe apparire soltanto provocatoria, ma che forse, invece, contiene importanti e profondi spunti di verità.
Dal sito wordpress.thule-italia.net:

Il presidentino americano Barak Obama, durante un recente comizio elettorale, s’è preso la briga di affermare che la crisi occidentale è sostanzialmente causata dai politici europei, rei di non riuscire ad adottare le misure necessarie capaci di risolvere le criticità che minano l’UE, e la sua moneta unica. Il cui riflesso destabilizzante sembra lambire anche gli USA.
Questa affermazione, che in tempi passati avrebbe messo in allerta il Vecchio Continente, è stata completamente ignorata; prova del fatto che nessuno in Europa (o quasi) ha più voglia di farsi dare “lezioni” dal maestrino di turno parcheggiato alla Casa Bianca.
Di problemi l’Unione Europea ne ha tanti, strutturali e contingenti, e le bacchettate d’oltre Atlantico servono solamente a irrigidire le posizioni divergenti tra i suoi Stati membri. Una vera azione dolosa, in linea con la pluridecennale dottrina politica di Washington d’ingerenza nelle questioni d’Europa.
Quindi, non è un caso che il cancelliere tedesco Merkel abbia dato il ben servito nella teleconferenza di fine Maggio, a tutte le stupidaggini che proferiva il bamboccio a stelle e strisce. Raccogliendo il tacito consenso del Presidente francese Hollande durante l’incontro virtuale. A quanto pare solo il Presidente del Consiglio italiano Monti appariva succube di Obama. Fatto che non ci lascia per nulla stupiti.
Questa premessa ci serve ad introdurre un più ampio spettro di riflessioni, corroborate dalla lettura del pezzo proposto, tratto dal sito The European Concil on Foreign Realations.
La crisi epocale che coinvolge l’Europa e l’Occidente sta travalicando l’aspetto puramente economico, per andare a coinvolgere le problematiche identitarie, sorte con l’avvento della globalizzazione.
In altre occasioni abbiamo avuto modo di affermare, e manteniamo tale convinzione, che il processo di omologazione planetaria, fondata sul materialismo economico, sia tecnicamente fallito, provocando quale reazione il riemergere di tutte le differenze insite nei popoli dei cinque continenti.
I contraccolpi dell’instabilità nell’area euro sui popoli che ne fanno parte, l’indebolimento del guinzaglio americano, e la complessa ridefinizione geopolitica tra Oriente e Occidente, sono alla base del parziale riemergere di quegli istinti naturali europei di carattere identitario, capaci ormai di manifestarsi nei modi più diversi.
I “colori” politici contano poco, l’aderenza a talune tradizioni ideologiche anche, visto e considerato che il risultato complessivo è la messa in discussione di quelle istanze imposte dal 1945, tanto alla Germania, in quanto forza motrice continentale, quanto alle altre nazioni d’Europa.
Se il freno al prorompere impetuoso di tali istanze si cela ancora in frange politico/dirigenziali, l’aggravarsi della crisi economica potrà solo incentivare la ricerca di una dialettica interna europea, che ponga mano in modo complessivo a tutta la struttura comunitaria: dalle regole di bilancio delle singole nazioni, al ruolo della BCE, dalla specificità delle strutture sociali delle regioni d’Europa, alla ricerca di uno sbocco geopolitico continentale nuovo.
Questa crisi potrà rivelarsi salvifica per l’Europa. Aprendo sbocchi d’indipendenza che sembravano perduti per sempre. L’attuale instabilità, il conseguente collasso dei vecchi progetti d’integrazione, potrebbero essere null’altro che una parentesi di drammatico riordino interno al Vecchio Continente, di una ridefinizione delle priorità dei popoli e degli Stati. Che ne siano consapevoli le attuali classi politiche europee poco importa. Il processo è avviato, il dado è tratto, e solo domando un simile processo storico darà modo di porre le fondamenta per un nuovo futuro; molto lontano da quello che sembrava previsto fino a pochi anni fa.

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