lunedì 20 febbraio 2012

Il pasticciaccio brutto degli F-35.

Da alcuni giorni su internet si discute animatamente intorno alla partita (ora ridotta) di un elevato numero di aerei militari F-35 commissionati dall'Aeronautica Militare italiana agli USA. Ordine di grandezza della spesa: miliardi di Euro. Scelta oculata o meno? Le nostre forze armate devono comunque disporre di attrezzatura moderna, indipendentemente dai costi? E ha fatto bene il governo Monti a ridurre il numero di apparecchi acquistati?
Difficile prendere posizione in modo netto su temi così sfaccettati. Utile però, credo, ascoltare le parole di un esperto quale è l'analista militare Gianandrea Gaiani, intervistato dalla nuova rivista Geopolitica (che ha ereditato molti collaboratori, nonchè il direttore Tiberio Graziani, e molti lettori della vecchia Eurasia).
Posto la parte che mi pare più interessante dell'intervista:

Con l'F-35 l'Italia si mette nelle mani di Washington  
Fatta chiarezza su questi punti, torniamo all’Italia ed alle polemiche nostrane sull’acquisizione degli F-35. Secondo Gaiani, la questione andrebbe valutata, prima ancora che militarmente, nell’ottica degli affari. Obama, assurto alla presidenza degli USA, ha cancellato tutte le commesse che il Pentagono aveva accordato a produttori italiani (Agusta e Finmeccanica) ed il programma relativo al C-27J della Alenia. Si trattava spesso di commesse concesse da Washington anche per ricompensare Roma dell’impegno prestato in Afghanistan e Iraq. Secondo una logica di reciprocità, il dott. Gaiani ritiene che l’Italia avrebbe dovuto per lo meno chiedere, in cambio della conferma dell’acquisto degli F-35 nordamericani, la selezione del M-346 Master della Alenia Aermacchi nell’imminente gara per il nuovo aereo da addestramento statunitense. Ma nessun elemento oggi lascia pensare che sia stato stretto un simile accordo.
L’alternativa all’acquisto degli F-35, spiega il direttore di “Analisi Difesa”, sarebbe stata l’adozione del Typhoon anche come aereo d’attacco, sulla scorta dell’esempio tedesco. Ciò avrebbe significato maggiori posti di lavoro in Italia: del consorzio Eurofighter fa infatti parte Finmeccanica tramite la controllata Alenia. Il generale De Bertolis ha previsto che degli 11.000 addetti attuali impiegati in Italia per la produzione di Typhoon, 10.000 saranno assorbiti dalle forniture legate al F-35. «Malgrado ammetta che vi sarà una perdita di 1000 posti di lavoro, mi pare comunque una valutazione ottimista» confessa il dott. Gaiani, ricordando che attualmente sono solo 1500 i lavoratori italiani impegnati nel programma F-35.
A volere con forza l’F-35 sono state l’Aeronautica e la Marina italiane. Esse desiderano un caccia più moderno, che per giunta sarà adottato anche da USA e GB, gli alleati principali, col quale sarà dunque più facile integrarsi. C’è una ragione ulteriore per cui la Marina desidera avere l’F-35: «La portaerei Cavour impiega gli Harrier – spiega il dott. Gaiani – che fra 10 o 15 anni dovranno essere sostituiti; e dei velivoli in ballo, solo la variante F-35B ha la necessaria capacità di decollo ed atterraggio verticale». Si tratta comunque di 20 aerei, mentre l’ordine complessivo, anche dopo il taglio recentemente annunciato per ridurre le spese, ammonterà comunque a 90 o 100 F-35. Il dott. Gaiani ha sostenuto in un articolo la possibilità di acquisire in leasing i 20 F-35B necessari alla Marina, fra 10 o 15 anni.
Infatti, il rovescio della medaglia è il possibile colpo di grazia che potrebbe essere dato alla nostra industria militare. Questa dovrebbe essere una valutazione strategica da fare a monte. Nessuno vi ha pensato, chiediamo al dott. Gaiani? «In realtà questa valutazione è stata fatta senz’altro, fin dagli anni ’90, da tutti i governi di destra e sinistra che, da allora, hanno deciso e poi confermato l’acquisto degli F-35». Ed il problema va ben oltre la nostra industria della Difesa, come spiega l’editorialista di “Panorama” e del “Sole 24 Ore”: «Con l’F-35 saremo totalmente nelle mani di Washington. Acquisiremo sì alcune tecnologie, ma non l’hardware. Poniamo per assurdo che tra vent’anni decidessimo d’usare questi aerei, non dico contro gli USA, ma contro un paese alleato degli USA o comunque in una missione sgradita a Washington. Il sistema computerizzato dell’aereo, il suo cuore elettronico, è accessibile esclusivamente agli statunitensi». L’F-35 molto probabilmente potrà essere usato solo al fianco degli USA. Rischia insomma di rivelarsi una scelta sbagliata se, come ritiene probabile il dott. Gaiani, tra qualche anno potremmo non essere più alleati di Washington, perché i rispettivi interessi nazionali si stanno differenziando in maniera sempre più evidente già oggi.
Proprio pochi giorni fa, l’8 febbraio, il Consiglio Supremo di Difesa italiano ha ribadito la “ineludibile necessità” d’integrare i sistemi difensivi dell’Unione Europea.«Si parla tanto d’integrazione europea – commenta amaro il dott. Gaiani – ma poi ci si mette completamente nelle mani degli USA».

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