martedì 31 gennaio 2012

Il Financial Times loda Monti

Notizia prevedibile, ennesima conferma di quel che già sappiamo.
Dal sito del quotidiano Rinascita:

Il Financial Times loda Monti, il più amato dalla City
di Filippo Ghira
Il più amato dalla City londinese. Questo è Mario Monti. Amato, soprattutto perché il suo essere un ex consulente della Goldman Sachs costituisce un attestato di affidabilità futura. Come alto è il gradimento per Mario Draghi, anche lui un ex della Goldman Sachs, che soltanto la scarsa preveggenza e la cecità politica e finanziaria di Germania e Francia hanno portato alla presidenza della Banca centrale europea. A cantare le lodi di Monti è stato, tanto per cambiare, il Financial Times organo per eccellenza della speculazione britannica.
La stessa gazzetta che, unitamente al settimanale confratello, Economist, non ha mai mancato l’occasione per attaccare Berlusconi, definito “unfit”, ossia inadatto a governare, come se tali valutazioni dovessero essere prese in considerazione, trattandosi di un quotidiano come un altro, fatto da giornalisti come tanti altri. Ma bisogna tenere presente che, quando i due fogli in questione intervengono, si tratta spesso di anticipazioni di mosse che la finanza british sta per lanciare o ha già lanciato contro questo o quel Paese; contro, ad esempio, i suoi titoli di Stato.
E’ stato quindi sempre sconfortante osservare che iniziative del genere prese nei fatti contro l’Italia venissero accolte con sommo gaudio dagli esponenti del centrosinistra, ai quali non pareva vero che all’estero, nella Perfida Albione, vi potesse essere qualcuno che criticava di suo il Cavaliere. Trattandosi poi della gazzetta per eccellenza dei banditi della City, l’entusiasmo dei neo-liberisti del PD appariva in tutta la sua ridicolaggine, come il disperato tentativo di dimostrarsi più liberisti di quanto il servilismo potesse suggerire e di quanto gli anglofoni potessero pretendere.
Ieri il FT è tornato ad affrontare le vicende di casa nostra, sostenendo nel titolo dell’articolo che “L’Italia è tornata”. Tornata, si intendeva, nel consesso dei Paesi civili, ovviamente perché il suo governo è adesso guidato dall’anglofono Monti, la cui immagine ci viene continuamente rivenduta all’insegna della sobrietà. Una bella svolta in confronto di quel puttaniere di Berlusconi poco attento all’immagine sua e dell’Italia ed incapace di andare a cena senza mettere i gomiti sul tavolo e raccontare barzellette sconce.
“L'Europa si appoggia sulle spalle di Monti”, sottotitola il FT, che dimostra di avere molto gradito le dichiarazioni dell’ex bocconiano sulla necessità di non isolare la Gran Bretagna per non aver firmato l’intesa sul Patto di bilancio , unico Paese Ue sui 27 membri. Concetto ribadito nell’incontro di tre giorni fa con il primo ministro David Cameron, un altro che ha riempito il suo governo di uomini prelevati dagli ambienti della City. Stesse frequentazioni, stesse scelte, si potrebbe commentare.
Il FT vede un futuro radioso per Monti. Infatti se Angela Merkel siede in cima alla lista dei potenti d'Europa. Nicolas Sarkozy è il leader europeo più energico, entrambi sembrano destinati ad uscire presto di scena. Invece Mario Monti è il più interessante. Con lui, dopo due decadi di assenza l'Italia è ritornata sulla scena. Due decadi nelle quali, si potrebbe replicare, con tutti gli orrori e gli errori commessi, il governo di centrodestra ha ostacolato nei fatti la svendita definitiva della sovranità italiana alla finanza anglofona come era stata avviata nella crociera del Britannia del 2 giugno 1992. Non è un caso che il FT parli di 20 anni (!) e che sottolinei che il destino di Mario Monti può essere quello dell'Europa. Per il quotidiano della City Monti sarebbe persino davanti a Barack Obama su tutti i  fronti, anche quando si tratta di fare pressioni sulla Merkel. E se Berlusconi parlando della cancelliera prendeva in giro l'aspetto della Merkel (la culona tedesca) Monti con lei parla invece di economia. La sua presenza diventa allora cruciale perché dall'Italia dipende il destino dell'Unione europea. E il vero test del suo governo saranno le liberalizzazioni. E, sottintendeva il FT, saranno pure le privatizzazioni. Come quella dell’Enel e soprattutto dell’Eni, che la City vorrebbe nelle mani dei fondi di investimento anglofoni o delle compagnie petrolifere anglo-americane. Dopo di che l’Italia non avrà più una propria politica estera autonoma e sovrana in Europa, nel Mediterraneo e ad Est.
Adesso conclude la gazzetta della speculazione, Monti ha due anni di lavoro e due carte da giocare, per portare avanti la sua ricetta per risollevare l'economia italiana. Per il FT il PdL è troppo debole per andare in questa primavera alle elezioni che sicuramente perderebbe. Il quotidiano, che confonde volutamente la realtà con i propri desideri, ma lo fa in maniera ridicola, afferma che Monti può parlare con chiarezza al potere tedesco, avendo  dimostrato da commissario europeo (alla Concorrenza e al Mercato interno) di essere campione indiscusso del riformismo liberale. Proprio la caratteristica che non piace eccessivamente alla Merkel che ne ha accertato da tempo l’impronta troppo british e che ha accolto con aperto fastidio le avances fatte a Londra mentre il resto dell’Europa andava da un’altra parte.

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