mercoledì 16 novembre 2011

C'era una volta la guerra.

Ricevo dall'inarrestabile Francesco Bocchio:

Quanto in allegato non è un mio scritto, è frutto di una riflessione fatta con un mio caro amico. Sono considerazioni che non  necessariamente si devono condividere ma forse una riflessione su quanto scritto andrebbe fatta.
Cordialità 
Franz 
C'era una volta la guerra. Quella che leggiamo sui libri di storia o che vediamo in tanti film. Combattuta da uomini contro altri uomini. Il più delle volte per volontà di conquista, per assicurarsi nuovi territori e nuove risorse. Nei tempi antichi veniva combattuta con spade, lance, asce, archi e frecce. Si sapeva chi era il proprio nemico, quale era la tribù o la nazione che muoveva guerra. Poi sono arrivate le prime armi da fuoco, il nemico lo vedevi ancora, semplicemente che era più lontano. Solo da poco sono arrivati aerei e missili, li il nemico non lo vedi più, ma sai chi è, se sei tecnicamente preparato puoi rispondergli, altrimenti ti prendi le bombe sulla testa e speri in bene. Questa è stata la nascita della guerra asimmetrica, non erano uguali i due contendenti, ciò che è possibile per uno non lo è per l'altro, e viceversa. Con la fine della guerra di Corea sono finiti anche i conflitti tra nazioni. Già nel Vietnam gli americani hanno sperimentato cosa volesse dire non avere il nemico di fronte ma al proprio interno. Le conseguenze sono da tutti conosciute. Anche la guerra fredda è stato un modo di conduzione di conflitto non convenzionale. Ci sono stati si i morti, diretti od indiretti, si sono si fronteggiati due blocchi, ma il campo di battaglia è stato diverso: la diplomazia,le alleanze, le risorse, l'informazione, la scienza e la tecnica. Poi ancora è arrivato il terrorismo internazionale. Guerra psicologica da parte di un nemico sconosciuto non tanto con l'intento di fare danni ma con la volontà di incutere timore ed insicurezza nelle popolazioni. A dire vero questo terrorismo era stato  già impiegato nella seconda guerra mondiale. Bombardare Dresda con le bombe incendiarie, la scuola di Gorla a Milano, sganciare due bombe atomiche sul Giappone non rappresentava la neutralizzazione di un obiettivo militare ma la volontà di incutere timore e fiaccare il morale di una popolazione. Ma la guerra continua ad evolversi nelle proprie caratteristiche. Per impadronirsi delle risorse energetiche o delle materie prime di un paese non lo si invade più con carri armati e blindati, molto meglio costruire degli oppositori interni e semmai fornirgli un supporto logistico. Tanto per assicurarne il successo è sufficiente un piccolo numero di consulenti e qualche tonnellata di bombe sganciate sulla logistica di quel cattivone che non vuole darti il petrolio. Ma questo vale solo contro gli stati canaglia, quelli retti da dittature sanguinarie ( con eccezione di quelli troppo potenti tipo Cina o che non hanno petrolio tipo Birmania, con buona pace dei tibetani e dei karen).
E poi come si può conquistare un paese “ democratico” e per giunta alleato? Si ricorre alle armi dell'economia. Fanno in grande quello che quotidianamente fanno in piccolo i vari cravattari ed estorsori. Ti faccio un danno, non hai i soldi per ripararlo allora ti presto i soldi, poi quando diventi insolvente ti compro l'azienda e tu te ne vai a spasso. Anche perché per diventare tuo socio e prestarti i soldi ho chiesto prima posti nel consiglio di amministrazione e poi la direzione.
Ma chi è che muove questa guerra, perché poi muovono questa guerra? Non è un'altra nazione, anzi le nazioni sono il nemico del nemico. Il ventesimo secolo ha visto la nascita di organismi sovranazionali ( chiamateli come volete: CFR, trilateral, Builderberg, il risultato è sempre lo stesso) che vogliono porsi al di sopra della sovranità degli stati, anzi lo stato nazione per loro è un nemico da abbattere perché ultimo baluardo contro il controllo totale. Non sia mai che un parlamento o un governo abbia l'intenzione di porre dei freni  e dei vincoli alla finanza ed alla “economia di mercato”. Il vero ed unico motore deve essere il cosiddetto “mercato”. Come se il mercato fosse una entità sovrannaturale, un archetipo che ha sostituito da tempo gli obsoleti Dio, Patria, Famiglia. Guai anche solo pensare che dietro a questo “mercato” ci siano uomini e gruppi di potere  che vogliono controllare gli altri uomini e pure popoli interi. Sostenere che lo Stato sia un soggetto da porre superiormente alla economia ed alla finanza è una bestemmia, un concetto tipicamente fascista e quindo da combattere senza pietà. Magari non usando aerei, bombe, fucili ma informazione, credito, circolazione di denaro, occupazione, insicurezza sociale, anomia e tante altre armi più raffinate di quelle che fanno vedere il sangue.
Riassumiamo, quali sono i gradini per giungere a questa vittoria:
1)     Distruggere le culture nazionali che potrebbero essere motivo di coesione, ci sono riusciti.
2)     Creare disoccupazione nelle fasce  più deboli in modo da allargare la forbice sociale, magari usando una immigrazione indiscriminata, ci sono riusciti.
3)     Togliere la fiducia nel futuro alle nuove generazione salvando solo quelli più affidabili valutati dopo opportuni stage all'estero, ci sono riusciti.
4)     Rendere le aziende sempre più dipendenti dalle banche, prima fornendo credito e favorendone gli investimenti, poi strozzandoli con aumenti del tasso di interesse e con riduzione dei fidi. Anche qui ci sono riusciti.
5)     Impadronirsi del debito pubblico di un paese sovrano, spostando  i risparmi delle famiglie verso investimenti fantasiosi oltre che creativi, lasciando appannaggio dei “grandi investitori” quello che è il debito pubblico del proprio Paese. Ci sono riusciti.
6)     Subordinare l'azione dei governi alle regole della finanza in modo da limitarne la sovranità. Ci sono riusciti.
7)     Sostituire il governo concepito come espressione popolare con figure di finta rappresentanza politica o con la “necessità” di tecnici. Ci stanno riuscendo.
Un vecchio adagio dei gesuiti recita.” a pensar male si fa peccato ma raramente si sbaglia”. Non voglio tediare con la rivisitazione della vita italiana degli ultimi decenni, ognuno potrà esercitare questo koan da solo in perfetta solitudine e ritrovare il proprio risveglio, in questo caso non alla vita spirituale ma a quella sociale. Penso solo che questa progressione coincida perfettamente con quello che sta avvenendo all'Italia e non solo. Almeno lasciatemi il dubbio che per salvare un paese in crisi non debbano per forza diventare Primi Ministri i banchieri. Eppure chi salverà la Grecia (forse) sarà il numero due della BCE, ex comandante supremo della Banca di Grecia. E chi salverà l'Italia, ormai lo sanno anche i sassi. Del resto come non potrebbe essere, Berlusconi ha resistito per anni a processi, scandali, mignotterie, linciaggi mediatici e processi santoriani, travagliani, scalfariani ecc. Ha resistito alla gogna mediatica internazionale ma quando la Trilateral ha calato l'asso di briscola il cavaliere non ha potuto fare altro che calare le brache ( e questa volta non per un bunga bunga).
Adesso tutti contenti  perchè si è passati dal bipolarismo pro-contro Berlusconi al bipolarismo facciamo subito le elezioni - no le facciamo dopo. Ci siamo dimenticati solo di una cosa per niente marginale: volenti o nolenti ci hanno attaccati e siamo in guerra.

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