sabato 16 luglio 2011

Attacchi speculativi e balle spaziali.

Le vicende finanziarie degli ultimi giorni hanno reso evidenti alcuni profili della nostra politica e della nostra economia, su cui torneremo. Di buono c'è che questa chiarificazione permette ad un numero sempre maggiore di persone di capire che, in ciò che raccontano i politici e gli economisti, non c'è nulla di vero. E di capire un po' meglio, finalmente, chi paga chi e per fare che cosa.
Significativo l'articolo che segue, tratto al sito www.blogsfere.it. L'autrice, Debora Belli, dice di non essere un'economista, però dimostra di avere capito alcune verità che mai un economista "istituzionale" ammetterebbe. Come lei, ne sono certo, anche tantissimi altri italiani.
Per analisi economiche più tecniche rinvio come sempre al sito ControInFormazione.
    
Attacchi speculativi ad hoc: i cani aspettavano l'osso.
Non sono qui l'esperta di finanza, essendo Pietro Cambi l'addetto a queste faccende. Ma da comune cittadina mi va di esprimere il mio pensiero, quello che dovrebbero fare tutti se non fossero affaccendati ad indignarsi per il biotestamento. Argomenti di etica che spuntano sempre al momento opportuno.
Come al momento opportuno è spuntato "l'attacco speculativo" all'Italia. Ovvero quando si è scoperto che la manovra finanziaria non prevedeva le regalìe che in genere ci si aspetta da un Paese nel mirino, da un PIG insomma. Ma come, siete nei guai, avete i debiti, rischiate il fallimento e non fate i saldi? Non ci date nessuna ghiotta opportunità d'acquisto? Nessun bene in vendita a prezzi stracciati?
Sarebbero quelle che si chiamano "azioni decisive per il deficit", e che Tremonti ha firmato di corsa ieri obtortissimo collo dichiarando poi di "aver dato un segnale ai mercati". Ovvero: per favore basta con gli attacchi, eccovi il pasto con cui saziarvi. Ha fatto resistenza finché ha potuto, poi ha dovuto gettare l'osso al cane. L'osso si chiama azioni dell'ENI, Enel e Finmeccanica, quel che rimane dell'industria nazionale produttiva. Insieme alle municipalizzate, in molti casi ben gestite e coi bilanci in attivo. Questo era ciò che i mercati aspettavano, che non era arrivato, e per cui abbiamo subìto la vendetta.
Come mai tutto ciò mi ricorda tanto ma tanto l'Argentina? Vendettero tutto, e non servì. La Grecia venderà persino le sue isole, ma non servirà. Lo sanno anche i sassi che svendere le nostre proprietà non serve a nulla, ma si fa lo stesso: per prolungare l'agonia fingendo di stare "mettendo a posto i conti", per non subìre ulteriori impoverimenti ad opera degli speculatori che stanno lì apposta, per non ricavarne un marchio di infamia politico che mette a rischio la carriera. Motivi in fondo sciocchi, di fronte alla rovina di un Paese, ma che lì per lì appaiono fondatissimi.
Assisteremo impotenti, e anche un po' inetti, alla spoliazione delle nostre ultime risorse. Non siamo i primi e non saremo gli ultimi, tante volte a qualcuno saltasse in testa "vado via che all'estero è meglio". Nessuno è al riparo. Shock economy in full gear. Se avessimo avuto un governo credibile, forse Tremonti avrebbe potuto continuare a tenere duro: ma con un premier ridicolo e senza alcun peso internazionale, l'Italia è come una vedova sola con dieci figli in mezzo ai banditi.
Questa la mia semplice opinone di cittadina. Magari sbaglio, magari ha ragione Enrico Letta.

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